Antonio Scurati replica a Giorgia Meloni sul monologo del 25 aprile: «Attacchi e falsità, ecco la violenza del potere»

Dopo lo stop al suo monologo su Rai Tre, Antonio Scurati torna sulle polemiche delle scorse ore e, in una lettera inviata a Repubblica, risponde alle parole della premier Giorgia Meloni. «La informo che quanto lei incautamente afferma, pur ignorando per sua stessa ammissione la verità, è falso sia per ciò che concerne il compenso sia per quel che riguarda l’entità dell’impegno», scrive lo scrittore insignito nel 2019 del Premio Strega. All’origine delle polemiche c’è la decisione dei vertici Rai di annullare un monologo di Scurati sul 25 aprile che sarebbe dovuto andare in onda questa sera a Che Sarà, la trasmissione di Rai 3 condotta da Serena Bortone. La mossa di viale Mazzini ha suscitato feroci critiche da parte degli stessi giornalisti Rai e dei partiti di opposizione, che parlano di «censura». In giornata anche Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda: «La sinistra grida al regime, la Rai risponde di essersi semplicemente rifiutata di pagare 1800 euro (lo stipendio mensile di molti dipendenti) per un minuto di monologo», ha scritto la premier sui propri canali social, pubblicando il testo integrale che avrebbe dovuto leggere Scurati in tv.

La risposta di Scurati e l’accusa di censura

Alla fine, dopo una giornata ricca di polemiche, è lo stesso scrittore a rispondere a Giorgia Meloni. In una lettera inviata a Repubblica, Scurati accusa la premier di affermare il falso, in particolare per quanto riguarda il compenso, ossia i 1.800 euro citati dalla premier. «Non credo di meritare questa ulteriore aggressione diffamatoria. Io non ho polemizzato con nessuno, né prima né dopo. Sono stato trascinato per i capelli in questa vicenda», scrive l’autore di M. Il figlio del secolo. La decisione di cancellare il monologo, aggiunge Scurati, «è evidentemente dovuta a “motivazioni editoriali”, come dichiarato esplicitamente in un documento aziendale ora pubblico». Insomma, continua lo scrittore, «il mio pensiero su fascismo e postfascismo, ben radicato nei fatti, doveva essere silenziato».

Nella lettera inviata a Repubblica, Scurati contesta poi la modalità con cui la premier è intervenuta nel dibattito delle scorse ore. «Pur di riuscire a confondere le acque, e a nascondere la vera questione sollevata dal mio testo, un capo di Governo, usando tutto il suo straripante potere, non esita ad attaccare personalmente e duramente con dichiarazioni denigratorie un privato cittadino e scrittore suo connazionale tradotto e letto in tutto il mondo», osserva Scurati. E infine, le parole più dure: «Questa, gentile Presidente, è una violenza. Non fisica, certo, ma pur sempre una violenza. È questo il prezzo che si deve pagare oggi nella sua Italia per aver espresso il proprio pensiero?».