Cartolina da San Giovanni in Fiore, dove si fa pulizia solo per la festa del santo patrono

Cartolina da San Giovanni in Fiore

Come ogni anno, con l’avvicinarsi dei festeggiamenti per il santo patrono, San Giovanni Battista, il paese di San Giovanni in Fiore viene ripulito da cima a fondo. In particolare le strade e le rughe (quartieri) che circondano la Piazza e l’Abbazia. In questi giorni ovunque guardi trovi operai intenti a bonificare villette, strade, vagli. Si rifanno le segnaletiche mentre le ataviche buche vengono semplicemente spolverate.

L’Abbazia Florense, ostaggio da oltre un anno e mezzo di imponenti impalcature per via di non meglio precisati lavori (e circondata quasi interamente da banner in pvc che mostrano ai turisti la maestosità del complesso badiale) nei giorni scorsi è stata parzialmente liberata dall’impalcatura che sovrastava il portone principale per far posto alle imponenti luminarie in onore del santo patrono (ma passato il santo verranno rimontate perché devono ancora finire di smacchiare il giaguaro!).

Ma cosa succede il resto dell’anno? Nella capitale della Sila, per fortuna, non ci sono centri commerciali dove trascorrere le giornate. Per fortuna i bambini e i ragazzi qua ancora giocano e fanno merenda all’aria aperta, nelle villette. Le comitive dei ragazzi più grandi si ritrovano ogni pomeriggio nelle villette per studiare, ascoltare musica, a volte per mangiare la pizza al taglio e bere qualcosa con gli amici.

Nelle villette spesso si ritrovano anche persone più adulte per una partita a carte accompagnata da un “piccirillu e vinu” rigorosamente portato a turno da casa con tanto di bicchieri di vetro che a fine pomeriggio riportano a casa. E poi ci sono gli amici dei cani che frequentano le villette, dotati di bustine per raccogliere gli escrementi ma costretti a riportarsele a casa perché non ci sono i raccoglitori. Solo nella villetta della “sagliuta e Valente” ce n’è uno ma è sempre ricolmo di rifiuti di ogni genere perché in queste villette, vissute da varia umanità, non c’è un solo bidone per gettare i rifiuti. Qualche mese fa qualcuno aveva abbandonato dei grossi bidoni di plastica e subito qualcuno ne tagliò la parte superiore per farne dei bidoni per la spazzatura: finché non vennero rimossi vennero utilizzati e rifiuti in giro non ne vedevi.

Ad eccezione di questa settimana, il resto dell’anno questi luoghi sono una discarica a cielo aperto costante, per non parlare della quantità di bottiglie rotte che insistono sia nelle villette che per le strade con enorme rischio sia per i bambini che vi giocano e sia per gli animali che vi passeggiano. Nei giorni scorsi leggevo il curioso modo della sindaca di appellare i bambini del paese come suoi “i miei bambini”. Beh, i bambini non sono degni di nota solo quando portano i soldi per ristrutturare l’asilo.

I bambini, e i cittadini tutti, meritano rispetto 365 giorni all’anno. Meritano di avere i bidoni per la raccolta differenziata nelle villette e nei parchi che frequentano, meritano di avere strade pulite sempre e non solo dal 19 al 25 giugno o quando viene qualche personaggio famoso.

Merita di avere strade asfaltate e non rattoppate per le grandi occasioni. Dopo la chiusura di via Roma gli autobus arrivano nella parte bassa del paese attraverso la strada che dalla vecchia stazione sbuca su via Zanella: in buona parte una strada sterrata piena di grosse buche.

Il paese tutto merita di avere servizi cimiteriali degni. Nei mesi passati ho avuto modo di assistere al trasferimento di un defunto da una cappella temporanea a quella definitiva (preciso che il costo per una traslazione è di 350 euro) e lì ho potuto apprezzare l’eroismo dei lavoratori del cimitero, costretti a lavorare con mezzi precari e senza nessuna osservanza delle regole minime di sicurezza sul lavoro. Il loculo dove prelevare il defunto era posto al 4 posto, ovvero a circa 3-3,5 metri da terra, quindi era necessario l’uso dell’elevatore. L’elevatore in dotazione al cimitero è piuttosto obsoleto, la piattaforma è di circa 80×80 cm. Su questa piattaforma, ovviamente priva di sponde di sicurezza, sono saliti due operai per prelevare la bara e nel poco spazio disponibile hanno dovuto rimuovere la lapide, tirare fuori la bara e fargli spazio tra i loro piedi per portarla giù.

Nel frattempo altre due persone a terra facevano da contrappeso all’elevatore per evitare che si ribaltasse…stessa scena si è ripetuta alla cappella di destinazione dopo aver trasportato la bara su una Apecar “vintage” che parte letteralmente “a spinta manuale” perché il comune delle luminarie tutto l’anno non ha i soldi per comprare una batteria nuova all’Apecar e un elevatore dotato dei necessari, nonché obbligatori, dispositivi di sicurezza.

Permettetemi un’ultima osservazione in merito alla costruzione dei nuovi asili: San Giovanni in Fiore è un paese che sta invecchiando, la natalità è ridotta al minimo storico. Nell’intero territorio ci sono case per oltre 60.000 abitanti mentre la popolazione residente è di appena 15.751 unità (dati istat). Ovunque ti giri vedi palazzi finiti vuoti, completamente disabitati; cartelli oramai sbiaditi dal tempo con su scritto vendesi; infine i caratteristici non finiti calabri: palazzi iniziati e non finiti che ci raccontano ancora dei sacrifici e della speranza di ritorno degli emigrati. Dove sta allora la necessità di costruire due nuovi asili se non negli appetiti dei soliti amici degli amici e dei nemici? Eh sì. A San Giovanni in Fiore non c’è nessuna opposizione e luminarie e impalcature non mancano mai.

Lettera firmata