Cetraro. Un asino può anche fingersi cavallo ma alla fine raglia: il caso di Don Masino Cesareo

Cetraro. Un asino può anche fingersi cavallo ma alla fine raglia
Il caso di Don Masino Cesareo

Don Masino Cesareo aveva suggerito a Iacchite’ di rappresentarlo a cavallo mentre trotterellava in compagnia della signora Luciani (quella che si è venduta per un posto al “Flag” passando dalla minoranza alla maggioranza). Sta di fatto che nel consiglio comunale di ieri, nel quale si doveva discutere della relazione negativa arrivata dal ministero sulla richiesta di predissesto che ha, poi, generato il dissesto di Cetraro, Don Masino e la sua ciurma hanno forzato perché non si discutesse della relazione. E sapete perché? Perché nessuno degli assessori e dei consiglieri di maggioranza sapeva spiccicare una parola.

E la motivazione ufficiale sapete quale è stata? Che Don Masino vuole fare un’operazione-verità su chi dei suoi compagni di merenda ha voluto ostinatamente il predissesto che forse si poteva evitare. Avete capito? Lui, cavaliere senza macchia e senza paura, vicesindaco da 4 anni, vuole sapere chi dei suoi colleghi di maggioranza ha tramato contro la città nominando consulenti esterni che hanno prodotto il predissesto e poi il dissesto.

Ma nell’aula del consiglio comunale si è levata una voce forte e chiara che ha definito Don Masino, la signora Luciani e gli altri consiglieri di maggioranza che non hanno mai aperto bocca semplicemente con l’epiteto di “ciucci”. Per ben due volte, Giovanni Rossi, già presidente del Consiglio, fatto fuori al Flag per fare posto alla signora Luciani, rivolgendosi a Don Masino e ai suoi sodali, ha urlato “CIUCCI, SIETE DEI CIUCCI!”. Ed è a quel punto che si è sentito “ragliare”. Era Don Masino Cesareo che inveendo contro Rossi gli ha ricordato che il suo risentimento è dovuto al fatto che è stato trombato al Flag. Ih-oh; ih-oh.. 

Ma torniamo alla relazione del ministero.
La relazione negativa che inchioda i ciucci è stata discussa e approvata dalla Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti Locali, del ministero dell’Interno, ed è rimasta in qualche tiretto nascosto del Palazzo, se non fosse stato per la richiesta di accesso agli atti, fatta dai consiglieri di minoranza.
In questa relazione si illustrano tutte le mancanze, le negligenze, le omissioni poste in essere dal Comune di Cetraro in sede di elaborazione istruttoria della procedura del pre-dissesto.

Lo stesso ministero interviene rigorosamente e drasticamente ad informare l’Ente e la città dei guai commessi dall’amministrazione comunale, con la sua conclamata e dilettantesca incapacità di risolvere un semplice scostamento strutturale di Cassa.

Ma torniamo all’operazione-verità di Don Masino Cesareo.
A Cetraro non c’è nessuno che creda alla favola del cavaliere senza macchia e senza paura. Nessuno si fida di Don Masino che in questi anni ha dato prova di inaffidabilità. Prima durante la stagione di Angelo Aita sindaco, quando a 6 mesi dalle elezioni ha cominciato a fare il bastian contrario organizzando proteste contro il sindaco per poi buttarsi con Cennamo. Adesso, che vorrebbe salvarsi, vuole l’operazione-verità!

Ma Cennamo, che è sgamato e non è Aita, pur da un ospedale dove è ricoverato, ha fatto sapere che per Don Masino e la signora Luciani “la festa è finita”. Infatti ha chiesto di rientrare, pur a distanza, attraverso collegamenti video per partecipare alla Giunta e al Consiglio. E avendo capito l’aria che tira, Don Masino ha inscenato la farsa dell’operazione-verità costruendosi la scusa per replicare le sceneggiate fatte all’epoca del sindaco Aita e buttarsi tra le braccia di Peppino Aieta a cui ha concesso l’elezione del presidente del Consiglio contro la volontà del sindaco e del Partito Democratico, che ormai è stato commissariato da Tommaso Cesareo ed è diventato una succursale di Forza Italia e di Occhiuto.