Corigliano-Rossano. Pasqualina e i suoi fratelli: ecco la sentenza del Tar che racconta il Sistema Straface

Ecco la sentenza del Tar che racconta il Sistema Straface: Calenda fa il puritano con Cuffaro, e la Straface va bene?

Ormai è quotidianamente agli onori della cronaca nazionale la polemica di Carlo Calenda, leader di Azione, nei confronti dell’alleanza tra il suo ex compare Renzi e Totò Cuffaro, leader della nuova DC, condannato per favoreggiamento. Crediamo che Calenda in questo caso abbia ragione, ma non capiamo invece come Azione possa appoggiare con la propria lista Pasqualina Straface come candidato a sindaco di Corigliano-Rossano, insieme a personaggi come Rapani alias Rapina ed il Generale Graziano. Il Fatto Quotidiano ha già ampiamente snocciolato, con visibilità nazionale, uno dei nodi del problema.

E veniamo alle cose formali… Il sindaco di Corigliano-Rossano in questi anni ha gestito numerosi beni confiscati. Qualora vincesse (ipotesi fortunatamente improbabile), la Straface dovrebbe gestire oltre 8 milioni di beni confiscati alla ‘ndrangheta, cioè alla propria famiglia, ovvero ai fratelli entrambi condannati per associazione a delinquere di stampo mafioso e che sono stati al regime del 41 bis.

L’ultima confisca confermata in ordine di tempo è quella dello Snoopy, lido della famiglia Straface, nel quale ultimamente l’attuale consigliera regionale di Forza Italia (voluta da Occhiuto sia alla Regione sia come candidata sindaco a Corigliano-Rossano) ha festeggiato un compleanno, poco prima che i carabinieri scoprissero che la “separazione” tra il fratello e la cognata era solo fittizia e costruita ad arte per evitare che lo Stato confiscasse altri beni.

Anche lo stabilimento balneare, dunque, due anni fa, è stato definitivamente confiscato. Ma se questo è stato spiattellato sulla stampa nazionale, ci sono questioni ben più importanti che tutti sembrano dimenticare, ma non chi ha appena un po’ di memoria storica. Innanzitutto la Straface, da sindaco, ha governato pochi mesi che gli sono bastati per farsi sciogliere per mafia, ma anche per farsi condannare dalla Corte dei Conti ad un risarcimento enorme (decine di migliaia di euro) nei confronti di una nota azienda del territorio, a causa della propria condotta scellerata e spregiudicata.

Quell’azienda ancora sta aspettando e non ricorre agli strumenti di legge, come pignoramenti ed altro, solo per paura: questo è il clima che si respira intorno agli Straface. Ma ciò che dovrebbe interessare il bravo Calenda, è che quella della assoluzione della Straface è una vera e propria barzelletta. In primis perchè una parte dei reati è semplicemente prescritta, ma soprattutto perchè i cittadini devono sapere che il Pubblico Ministero della famosa inchiesta Santa Tecla, che nel frattempo era cambiato per i terremoti all’interno della magistratura, aveva chiesto 7 anni di reclusione nei confronti della Straface per favoreggiamento della criminalità organizzata.

Il giudice ha ritenuto le prove non sufficienti, ma la cosa incredibile – caso più unico che raro – è che la pubblica accusa, cioè lo stato, dopo aver chiesto 7 anni per un reato gravissimo, non ha fatto ricorso in appello. Tutti sappiamo che si tratta di una circostanza davvero incredibile. Fortunatamente, e questo dovrebbe saperlo tutto il partito di Azione, ci sono sentenze passate in giudicato, in tutti e tre i gradi di giudizio, che rappresentano veri e propri macigni giudiziari e che descrivono in pieno quello che era il Sistema Straface nel comune di Corigliano Calabro. Non c’è bisogno di commenti, basta leggere la sentenza del Tar che confermava lo scioglimento del Comune di Corigliano Calabro per infiltrazioni mafiose, sentenza poi confermata in toto anche dal Consiglio di Stato nel 2015.

Ripercorrendo questa sentenza si legge: “… Va osservato come le acquisite risultanze abbiano documentato che, durante la campagna elettorale, l’ex sindaco ebbe rapporti con un soggetto indiziato di contiguità con la criminalità organizzata e con altri, legati da rapporti di parentela con il capo della cosca locale: i quali, come si evince dagli atti, offrirono il proprio sostegno all’allora candidata Pasqualina Straface (come rilevabile dall’informativa del GICO n. 245342 del 29 luglio 2010). In tale quadro, non secondaria rilevanza va annessa al sostegno di cui, nel corso della campagna elettorale, l’ex sindaco ha goduto da parte di uno di questi soggetti, per il quale le acquisite informazioni hanno evidenziato, nel corso degli anni, un percorso criminale di sempre più intenso inserimento e coinvolgimento negli affari criminali del sodalizio coriglianese (nonché la presenza di numerosi provvedimenti restrittivi e di prevenzione)”.

La sentenza rispetto ai rapporti ed al sostegno elettorale della cosca mafiosa di Corigliano è chiara, ma sancisce anche altro: “… Nel corso dell’accesso la Commissione ha invece verificato come in moltissimi casi la giunta abbia posto in atto attività di gestione che non erano assolutamente di sua competenza, come l’affidamento di incarichi professionali, o ancora le ordinanze contingibili e urgenti con cui l’ex sindaco ha affidato lavori a ditte specificamente individuate. L’affidamento di tali incarichi è risultato viziato da evidenti irregolarità, emergenti dalla relazione della Commissione e dalla documentazione acquisita. In particolare, con delibera di Giunta n. 150 del 23 dicembre 2009, veniva approvato il “Programma di Coordinamento delle Attività del Centro Storico” e si costituiva l’“Unità di Progetto”, i cui componenti venivano poi nominati dal sindaco con decreto n. 59 del 29 dicembre 2009.”.

Tra i destinatari di questi incarichi c’era anche un membro dell’attuale struttura da Consigliere Regionale della Straface, che sparla quotidianamente sui blog contro l’attuale sindaco, fratello di una candidata nelle attuali liste e di un noto ex politico coriglianese, coinvolto in numerose inchieste per truffa ai danni dello Stato che è dovuto scappare in Brasile.

Proprio relativamente agli incarichi, la sentenza del Tar così continua. “… Quanto alle nomine dei componenti del predetto organismo, le acquisite risultanze hanno consentito di appurare che uno dei membri era fratello di uno degli assessori della giunta Straface e di un consigliere comunale e provinciale, nonché cognato di un altro ex consigliere comunale, peraltro gravato da rilevanti precedenti penali; mentre altro componente era la sorella del marito di una delle sorelle di Pasqualina Straface egli stesso coinvolto nell’inchiesta Santa Tecla, nella sua qualità di amministratore di una delle ditte riconducibili ai fratelli Franco e Mario Straface. Da quanto sopra riportato emergono – diversamente rispetto a quanto dalla parte ricorrente prospettato – univoci e concludenti tratti di orientamento delle scelte del vertice politico-amministrativo in favore di persone legate da vincoli di parentela e/o affinità a soggetti gravemente indiziati di gravitare in ambienti malavitosi”.

Più chiaro di cosi si muore…  Ma non è finita. La sentenza procede poi sugli appalti e sulle cosiddette procedure di somma urgenza, che si utilizzano solo in casi straordinari. Ecco cosa sancisce la sentenza. “… Come correttamente osservato nella Relazione dell’Ufficio territoriale del Governo in data 4 agosto 2011, “nessuna competenza poteva quindi essere riconosciuta al sindaco, che ha fatto un uso a dir poco arbitrario delle ordinanze contingibili e urgenti, che da strumento extra ordinem, sono divenute, nella realtà di Corigliano Calabro, provvedimenti pressoché “normali”, così eludendo non solo le norme in materia di evidenza pubblica o di lavori in economia, ma anche quelle già previste dall’ordinamento per i casi di emergenza…”.

“… L’ex sindaco, peraltro, risulta aver posto in essere un uso intensivo del potere di urgenza di che trattasi (in ragione del quale, i lavori affidati con tali procedure sono ammontati a complessivi € 2.213.705,84), esercitato anche: per la realizzazione di un tratto di rete fognante per la potatura di n. 22 alberi di pioppo di alto fusto per la messa in funzione di parte dell’impianto di pubblica illuminazione pari a numero 13 organi illuminanti per lo svolgimento del Mercatino Mediterraneo – per l’eliminazione di gravi pericoli che minacciavano l’incolumità dei cittadini dovuti al proliferare di topi, ratti, zanzare. Va ulteriormente rimarcato come la Commissione abbia acquisito tutti i verbali relativi ai vari interventi, riscontrando consistenti profili di irregolarità; mentre, fra le ditte cui sono stati affidati interventi di somma urgenza, quella maggiormente utilizzata dal Comune è stata un’impresa il cui amministratore unico sarebbe, secondo il rapporto del GICO, “persona di fiducia dei fratelli Straface…”.

Finita? No. “… Contrariamente a quanto sostenuto dai ricorrenti, la Commissione ha poi riscontrato che il Comune di Corigliano Calabro ha pressoché ignorato il ricorso alle consuete cautele antimafia, anche laddove le stesse erano richieste, come confermato dalle verifiche effettuate presso la Prefettura di Cosenza, da cui è emerso che dal 1° luglio 2009 al 31 dicembre 2010, nessuna richiesta di informazione o comunicazione antimafia è mai pervenuta…”.

Non c’è nulla di ambiguo né da spiegare. Queste non sono ipotesi, ma una sentenza definitiva dello stato italiano che certifica la “qualità” di un’amministrazione, sotto ogni punto di vista: politico, elettorale, amministrativo, istituzionale. Com’è possibile nel 2024 candidare un soggetto con un curriculum del genere? Si vergogni Occhiuto e si vergognino tutti coloro che sostengono questa scellerata coalizione che insulta la memoria e l’intelligenza della città: non ci sono attenuanti di nessun tipo.