Cosenza, ora è ufficiale: l’Amaco è fallita con 20 milioni di debiti. Il “capolavoro” della malapolitica e la nomina del curatore “Dracula”

Tanto tuonò che piovve. La Corte d’Appello si è definitivamente pronunciata sul fallimento dell’Amaco decretato nei mesi scorsi dal Tribunale cosentino. Respinto infatti il reclamo proposto dalla stessa Amaco (capirai gli scienziati…) avverso la sentenza n. 54/2023 del Tribunale contro la mancata omologa del concordato preventivo. 

Si trattava in realtà solo di un atto dovuto perché già a novembre 2023 tutto era chiaro. Persino il Tribunale collegiale di Cosenza – il regno del porto delle nebbie – aveva detto no al concordato preventivo-farsa e aveva già dichiarato il fallimento dell’azienda municipalizzata dei trasporti “Amaco”, dissanguata nell’ultimo decennio da tutta la politica corrotta cosentina (compresi i complici e conniventi Cinquestelle) con a capo Mario Occhiuto e da un paio d’anni anche Nicola Adamo travestito da Franz Caruso. Un “capolavoro” perfetto… L’Amaco è affondata nei debiti prodotti con consapevolezza da questa gentaglia.

Secondo quanto rilevato dai giudici (Rosangela Viteritti, Francesca Familiari e Mariarosaria Savaglio) “risulta dall’ultimo bilancio, relativo all’esercizio chiuso al 31 dicembre 2022, che a fronte di un attivo circolante di 2.217.157 euro, i debiti complessivi sono pari a 16.382.213 euro, peraltro tutti esigibili entro l’esercizio successivo, cosicché il rapporto tra le due grandezze, a vale a dire l’indice di liquidità a breve termine è pari a 0,13, vale a dire di poco superiore allo zero e lontanissimo dal valore unitario che indica la (mera) equivalenza tra le attività correnti e le passività correnti”.

“A tutto ciò si aggiunga che la società ha registrato perdite di esercizio talmente notevoli da aver completamente eroso il capitale sociale, tant’è che al 31 dicembre 2022 il patrimonio netto registra un valore negativo di oltre 10 milioni di euro (al 31 dicembre 2021 il valore era negativo per un milione di euro circa)”.

La dottoressa Francesca Familiari è stata nominata giudice delegato per la procedura. Il dottor Fernando Caldiero (colletto bianco al servizio della malapolitica d decenni…) sarà invece il curatore. L’udienza in cui si procederà all’esame dello stato passivo si terrà a marzo del 2024.

Fin qui le notizie “ufficiali” e vi risparmiamo il penoso comunicato del Comune di Cosenza, che ovviamente mente sapendo di mentire quando afferma che tutelerà i lavoratori. Bugie su bugie.

Adesso anche noi, osservatori esterni ma oltremodo interessati, riusciamo a capire quale era il progetto perverso che c’era dietro a questa vicenda del management Amaco, che si ostinava a mortificare e umiliare i lavoratori con la “benedizione” di tutta la malapolitica cosentina corrotta e unita senza distinzione di colori.

Erano tutti d’accordo per arrivare al fallimento. Il burocrate Mastrolorenzo, nominato a Nicola Adamo travestito da Franz Caruso, è stato scelto a garanzia di tutta la paranza politica e massomafiosa, per salvare capre e cavoli e concludere la farsa… Di certo c’è che, ad oggi, gli unici a pagare tutto questo disastro sono i lavoratori stessi, poiché, a distanza di un anno, dall’intervento di Guardia di finanza e procura (porto delle nebbie…), che hanno asserito un buco di circa 20 milioni di euro, non c’è il nome di nessun responsabile. In perfetto stile Gattopardo (il procuratore di Cosenza Mario Spagnuolo per i non cosentini). Che come da scontato copione ha pilotato la nomina a curatore fallimentare del colletto bianco di Cetraro Fernando Caldiero. Ovvero come assegnare a Dracula le chiavi… dell’Avis. E c’è poco altro da aggiungere.