Europee. Al voto come vecchie tifoserie in trasferta

(di Michele Serra – repubblica.it) – Sarebbe forse meno palpitante, la chat nazionale sulla candidatura del parà Vannacci, se più meritevoli argomenti occupassero la scena. Con una guerra alle porte d’Europa, per esempio, è o non è interessante sapere quali dei partiti italiani sono favorevoli a una difesa comune europea, quali contrari e quali metterebbero la X sulla casella “non rispondo”? E sulla questione della concorrenza cinese, e dei prodotti “globalizzati” che hanno libero accesso ai nostri mercati senza avere dovuto sottostare alle stesse rigide regole produttive e sanitarie, quali sono le proposte? Mettere dazi? Far finta di niente? Chiedere l’adesione alla Cina?

Che cosa pensano i nostri candidati delle partite economiche e politiche più rilevanti, a parte la vaga eco del derby “più Europa/meno Europa” che qualcosa dice, ma non abbastanza da capire che cosa intendono fare, o provare a fare, i più-europeisti e i meno-europeisti? A poco più di un mese da un voto che, da tempo, viene definito con enfasi “di importanza storica”, possibile che si debba andare a votare per l’Europa con lo stesso vaglio già adoperato per le nostre piccole cose domestiche, come vecchie tifoserie in trasferta che è già tanto se, arrivate a destinazione, sapranno trovare l’albergo?

Tra l’altro, parlare più nel dettaglio delle cose che dovranno decidere, una volta eletti, i nostri eurodeputati, aiuterebbe a diradare l’idea cretina che l’Europa si occupi solo di farina di grilli o di come tarare i termostati. C’è il mondo in guerra, il riscaldamento del pianeta, la dismissione industriale, se anche l’Europa fosse solo un grande bureau di passacarte, gli spari alle finestre e le alluvioni per la strada le daranno, gioco forza, la sveglia. Ora che i partiti hanno terminato lo sforzo titanico delle candidature, vogliamo parlarne?