Gioia Tauro, sequestrato un carico di armi da milioni di dollari. Intrigo internazionale Usa-Russia

Il porto di Gioia Tauro

Il porto di Gioia Tauro è coinvolto in una complessa vicenda internazionale. Martedì, le forze dell’ordine italiane hanno sequestrato, su richiesta degli Stati Uniti, un carico di armi dal valore di milioni di dollari a bordo della nave portacontainer Msc Arina. Questo carico era destinato a Bengasi, la roccaforte del leader libico Khalifa Haftar. Gli Stati Uniti e l’intelligence europea sospettano che la Russia stia cercando di stabilire una base militare a Tobruk, controllata da Haftar, per estendere la propria influenza in Africa. Questo episodio ha aumentato le tensioni tra USA e Russia, con quest’ultima che cerca di espandere la sua presenza in Libia e nel continente africano.

E’ almeno da settembre scorso, quando Khalifa Haftar ha reso visita a Vladimir Putin a Mosca, che gli Stati Uniti seguono le mosse dell’uomo forte della Libia orientale con attenzione crescente. Poi, questa settimana, è arrivata la svolta. Che coinvolge direttamente l’Italia.

Martedì 18 giugno, le forze dell’ordine italiane hanno effettuato un sequestro a Gioia Tauro che apre uno squarcio sulle tensioni sempre più forti fra Russia e Stati Uniti attorno alla Libia stessa. L’operazione sarebbe avvenuta a bordo di una grossa nave portacontainer, su richiesta delle autorità americane. Obiettivo, un sequestrato di armi per il valore di svariati milioni di dollari.
Il punto di arrivo dell’imbarcazione, secondo i forti sospetti degli stessi americani, sarebbe stato Bengasi: il centro costiero dal quale il signore della guerra Haftar e il suo clan controllano la Libia orientale e parti della Libia meridionale e garantiscono un punto di ingresso a grandi quantitativi di armi e migliaia di miliziani russi. In base alle sanzioni delle Nazioni Unite, è illegale l’esportazione di attrezzature militari verso la Libia.

Di certo gli americani e l’intelligence europea sospettano che il Cremlino voglia costruire un proprio porto militare a Tobruk, nel territorio libico controllato dagli Haftar: sarebbe un punto di accesso per far sentire la presenza armata russa fino in Sudan, in Mali, in Niger, nel Ciad e nella Repubblica centrafricana.

Una base militare russa a Tobruk — nel territorio controllato dagli Haftar — si troverebbe a ridosso del fianco Sud dell’Unione europea e della Nato, a distanza relativamente ridotta dal quartier generale della Sesta flotta statunitense a Napoli.

La nave coinvolta nell’operazione sarebbe la Msc Arina, un grande mercantile attraccato a Gioia Tauro proprio martedì. Il 30 aprile scorso era partito da Yantian, un distretto portuale di Shenzhen, nella Cina meridionale. In seguito il mercantile aveva fatto tappa a Singapore, aveva circumnavigato il Capo di Buona Speranza, evitando il Mar Rosso e Suez, quindi era entrato nel Mediterraneo da Gibilterra e aveva fatto scalo sia a Valencia che a Barcellona. Ma è solo all’arrivo allo scalo in Calabria che — secondo varie fonti di diversi Paesi — le autorità americane avrebbero deciso di far sequestrare il carico di armi e avrebbero chiesto agli alleati italiani di intervenire.

La Msc Arina, come tale, non è sotto sequestro ed è ripartita normalmente giovedì verso il Mediterraneo occidentale. Non è infrequente che mercantili delle grandi compagnie internazionali vengano utilizzati per trasporti illegali all’insaputa degli stessi armatori.

Interpellata sulla circostanza ieri, la Msc ha fatto sapere che all’azienda non risultano sequestri di container. Non è chiaro quale tipo di mezzi militari di potesse trovarsi all’interno del mercantile, anche se alcuni analisti sospettano si tratti di droni armati. Khalida Haftar e i suoi uomini – in particolare il più attivo dei sei figli del signore della guerra, Saddam Haftar – da mesi ricevono quantità crescenti di rifornimenti di guerra dalla Russia tramite il porto siriano di Tartus.

A loro volta, su richiesta del Cremlino, riforniscono il comandante ribelle del Sudan Mohammed Hamdan Degalo (detto Hemetti). Quest’ultimo incidente di Gioia Tauro si colloca sullo sfondo di un improvviso risvegliarsi della tensione sulla Libia fra Stati Uniti e Russia.

Mosca cerca di approfittare del fatto che l’amministrazione americana potrebbe essere distratta dalla guerra a Gaza e in Ucraina, oltre che dalla campagna per le presidenziali, per accelerare la penetrazione in Africa tramite Haftar. La Casa Bianca invece sembra decisa ad avviare nuove sanzioni a carico proprio del signore della guerra libico e dei suoi sponsor russi.

Nove giorni fa il Tesoro americano ha messo sotto sanzioni la società di Stato di Mosca Goznak, accusandola di aver stampato dinari falsi per oltre un miliardo di dollari allo scopo di finanziare Haftar e la presenza dei miliziani di Mosca in Libia. E ieri il portavoce del dipartimento di Stato americano Mtthew Miller ha detto: «Gli Stati Uniti sono preoccupati per le segnalazioni riguardo alle missioni navali della Federazione russa che scaricano attrezzature militari in Libia». Secondo Miller, i miliziani spediti dal Cremlino nella Libia orientale e meridionale sarebbero oggi 1.800.