Gioia Tauro. Tutti hanno visto i “poteri forti” e sanno chi li dirige: il ruolo di Cannizzaro e del marito di Simona Scarcella

Dopo la vittoria di Simona Scarcella, primo sindaco donna della città di Gioia Tauro, arrivano le prime dichiarazioni forti di Mariarosaria Russo dopo la sconfitta, “Non è una sconfitta, prendiamo atto che Gioia Tauro, che credevamo volesse una rivoluzione, non ha colto il messaggio. Ci abbiamo provato. Valutiamo se entrare in opposizione o dimetterci in toto perché qui hanno vinto i poteri forti. È una partita a cui la città ha voluto rinunciare”.

Nella grande palude dell’informazione calabrese e in modo particolare di quella di Reggio e provincia, le dichiarazioni di Mariarosaria Russo sono passate quasi in secondo piano, anzi nel teatrino di una nota televisione di regime sono state addirittura commentate malamente al grido di “ma chi sono ‘sti poteri forti”… Come se tutti non sapessero a chi si riferiva la candidata sconfitta e chi fosse, anzi è, il “padrino” della candidata Scarcella. Lo sanno tutti che si tratta di Francesco Cannizzaro, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia, che più volte è intervenuto in maniera pacchiana nella campagna elettorale di Gioia Tauro. E a dire il vero non solo lui.

Questa candidata, la Scarcella, per diventare sindaco ha chiesto manforte anche a due baldi giovani “cavalieri”, mai visti prima a Gioia Tauro e mai sentiti nominare per aver difeso una giusta causa del territorio della Piana. Come ha dichiarato pubblicamente l’ex sindaco di Gioia Tauro Aldo Alessio. Il quale ha puntato l’indice anche sulle “truppe cammellate” venute da fuori Gioia che tra l’altro tutti – anche i giornalisti della tv di regime di cui sopra – hanno potuto vedere.

Aldo Alessio non gliele mandava a dire al corpulento “pezzo grosso” di Forza Italia e aggiungeva: “Quando finirà questa campagna elettorale assieme a quella delle europee, i giovani leoni senza macchia e senza paura di Reggio e di Rosarno, come è ben noto, ritorneranno nuovamente da dove sono venuti, per occuparsi dei loro affari. La posta in gioco è alta: oggi si punta a conquistare la Città, trampolino di lancio, per mettere le mani sul porto di Gioia… Si, proprio loro che mai si sono occupati dei lavoratori del Porto, che mai hanno fatto un passo per il loro lavoro e che oggi, per fare accalappiare qualche voto alla loro protetta, giocano sulla disperazione delle famiglie, facendo promesse, millantando crediti politici e protezioni…”.

E non era certo finita qui perché Alessio aggiungeva: “… Evidentemente era troppo impegnata ad attaccarci per spiegare invece quali siano le sue idee sul termovalorizzatore e soprattutto per pronunciarsi sul raddoppio previsto dal governo regionale, nonostante l’opposizione netta di tutto il consiglio comunale. O forse ha paura di fare un torto al suo amico Cannizzaro o al suo partito? Su questa questione si schieri pro o contro. La città merita di saperlo.
Ancora: la Scarcella parla di una città distrutta, tornata indietro di trent’anni, come se fosse una “verginella”, come se non avesse avuto a che fare, in questi ultimi 25 anni, con il Comune di Gioia Tauro, anche quando ha indossato abiti e ruoli non suoi o che non le appartenevano. E invece dovrebbe spiegare e rendere conto di parecchie cose…”.

E qui entra in ballo di prepotenza il marito della signora Scarcella. Aldo Alessio lo cita in almeno due circostanze. La prima volta quando sua moglie tralascia di precisare “che i finanziamenti relativi alle scuole Eugenio Montale e Stella Maris (€ 2,5 milioni) sono stati persi dall’ente, a causa di un errore compiuto per il caricamento di dati sbagliati sulla piattaforma informatica, nel settembre 2019 (appena tre mesi dopo l’insediamento dell’amministrazione), dal RUP e dal Responsabile del settore ufficio tecnico, (quest’ultimo è suo marito). Difficile credere che non lo sapesse…”.

E poi: “Perché la candidata Scarcella omette volontariamente di spiegare alla città che, per esempio, i ritardi sulla raccolta differenziata sono stati anche dovuti a gare fatte male o non sapute fare (che sono quindi andate deserte per anni) e indette proprio dal responsabile dell’ufficio tecnico dell’epoca? Non lo sapeva? Difficile crederlo. La stessa poi omette anche di dire che suo marito è stato per anni anche il responsabile dell’ufficio ambiente e della raccolta della nettezza urbana….”.

Il marito della Scarcella, infatti, è un dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune e si trovò coinvolto in una inchiesta della Dda di Reggio denominata Waterfront. Secondo gli inquirenti, il ruolo svolto dal dirigente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Gioia Tauro, l’architetto Francesco Mangione, all’epoca di Waterfront, responsabile unico del procedimento per la maggioranza degli appalti relativi al Waterfront ed alle altre opere pubbliche indetti con i fondi Pisu, avrebbe consentito ai legali rappresentanti delle ditte aggiudicatarie e indagate, di poter lucrare ingenti profitti ai danni della Regione Calabria e della Comunità Europea che aveva cofinanziato i progetti di riqualificazione strutturale. I cosiddetti reati fine sono caduti tutti, ma sono rimasti in essere quelli con l’aggravante mafiosa. Per questi reati il processo riprenderà a Reggio Calabria, il 18 settembre.

E naturalmente queste vicende relative al processo hanno trovato spazio anche in campagna elettorale e hanno visto come grossolano protagonista anche il solito Cannizzaro.

Aldo Alessio aveva sottolineato queste vicende e rilevava che “… il Mangione risulta ancora rinviato a giudizio per il reato associativo contestato nel primo capo del decreto che dispone il giudizio del processo Waterfront…”.

Francesco Cannizzaro, con ironia, ma non tanto, nel difendere la sua candidata, non ha esitato a mandare a quel paese coloro che scrivevano dei retroscena sulle sventure giudiziarie del marito della candidata azzurra e poi platealmente gli ha stretto la mano come si evince da un video che ha girato parecchio nelle settimane scorse.

Ora, non staremo certo qui a sindacare o a giudicare le modalità con le quali si relaziona in pubblico Cannizzaro. Né tantomeno se ci sono media di regime che a chiacchiere fanno i paladini della legalità e poi cacciano i corrispondenti che non si adeguano ai metodi di “Ciccio bummino” o della “bionda portuale” come oramai tutti chiamano la Scarcella.

Abbiamo molto da dire invece sulle reali attività del soggetto e non c’è davvero dubbio che la candidata Rosamaria Russo si riferisce a lui quando parla di “poteri forti” anche se alla “bionda portuale” non piace e a dirla tutta neanche a qualche altra “perfida bionda” che si presta a difendere il potere forte di cui sopra.

Dal Gom all’aeroporto, dal Consiglio alla Giunta regionale, dall’Asp all’Ente Parco, dall’area dello Stretto fino alla Piana non si muove foglia che Francesco Cannizzaro detto Ciccio bummino non voglia. La rete del potere è forte se non vogliamo dire “poteri forti”, ma il senso quello è. Cannizzaro ha imposto la vicepresidente della Giunta regionale Princi e l’ha imposta addirittura anche in Europa. Tutti sanno che impone primari e tante altre cose. Pesante che finanche un giornalista garantista a 360 gradi come Pasquale Motta ha scritto, evidentemente perché non poteva proprio chiudere gli occhi: “… La bulimia di potere, in alcuni casi, rischia di diventare sulla strada del vulcanico deputato reggino, la classica e banale buccia di banana…”.

E non è ancora finita. Aldo Alessio, riferendosi alla Scarcella e parlando di strade e fogne diceva testualmente alla “bionda portuale” (la chiamano così perché in effetti lavora proprio… nell’area portuale): “… può interrogarsi sulle iniziative intraprese dallo stesso responsabile del settore tecnico (il marito, ndr) negli anni addietro e darcene conto. Sui ferri emergenti sul muretto del lungomare, dovrebbe interrogarsi piuttosto su chi ha eseguito quei lavori e chi ha certificato che gli stessi furono fatti a regola d’arte e nel rispetto del progetto approvato. E tutti sappiamo chi sia stato…”. E non c’è bisogno di aggiungere altro.