I giovani fascisti spaccano Fratelli d’Italia: il clan Meloni sotto accusa

(GIULIA MERLO – editorialedomani.it) – L’inchiesta di Fanpage, che ha fatto emergere l’antisemitismo e l’ostentazione di retaggi fascisti dentro Gioventù nazionale, la giovanile di Fratelli d’Italia, è stata come una manciata di sale su una ferita aperta dentro il partito di Giorgia Meloni.

Esternamente il solco della difesa è stato tracciato dal responsabile organizzazione Giovanni Donzelli, abituato a parlare facendo le veci della premier, che su fatti di questo tipo preferisce il silenzio stampa.

Il deputato ha utilizzato due argomenti: quello delle singole mele marce di cui FdI ha già fatto repulisti ma, soprattutto, quello della critica all’inchiesta di Fanpage fatta «con modalità che sono incredibilmente inaccettabili». Che la linea fosse concordata, tuttavia, è emerso dal commento che infine è stato strappato anche a Meloni, a margine del Consiglio europeo. «Quello di Fanpage è un metodo da regime, infiltrandosi in un partito», ha detto la premier, pur aggiungendo che interverrà perché «chi ha sentimenti razzisti, antisemiti e nostalgici ha sbagliato la propria casa».

Internamente, invece, le chat ribollono e la linea di quello che è stato soprannominato il “clan Meloni” ha messo in luce le due anime sempre più in contrapposizione. Da un lato il vertice romano, composto da chi con Meloni ha condiviso la militanza giovanile o ha rapporti di parentela, vedi Andrea Delmastro, Giovanni Donzelli, Chiara Colosimo, Giovanbattista Fazzolari, Arianna Meloni e Francesco Lollobrigida, più Ignazio La Russa e la sua terminazione familiare Marco Osnato, cui si aggiungono di fatto tutti i vertici delle commissioni nei due rami del parlamento.

Dall’altra, invece, ci sono circa un centinaio di parlamentari, prevalentemente alla Camera, che hanno vissuto con insofferenza tutte le ultime scelte interne e provano imbarazzo a essere accostati alle immagini viste nei video. Chi accetta di rispondere, tuttavia, lo fa off the record, perché – immancabile – dalla direzione del partito è arrivata la calda raccomandazione di non rilasciare dichiarazioni.

LE CRITICHE

Del resto, i veleni interni sono molti, tanti quanti gli scontenti rispetto alla gestione che viene definita «verticistica» del duo Arianna Meloni-Donzelli, «che nemmeno nel Msi si era mai verificata», dice uno degli ex, ricordando che nel vecchio partito missino si confrontavano almeno altre due componenti oltre a quella di Almirante.

Lo stesso era anche nella vecchia Alleanza nazionale, dove coabitavano la componente sociale di Gianni Alemanno, l’area più liberale di Altero Matteoli e dell’attuale ministro Adolfo Urso, quella conservatrice di Ignazio La Russa. Oggi questa differenza dentro FdI è stata «schiacciata», generando insoddisfazione in chi è stato eletto – anche grazie al boom elettorale di FdI – ma viene da mondi più moderati.

In pochi parlano, però, anche se è opinione diffusa che qualcosa non solo dentro la giovanile, ma anche nel partito non vada. Nei giorni scorsi si è esposto il deputato Andrea de Bertoldi, storico esponente fondatore di An di area cattolico-liberale, il quale ha detto che è «inaccettabile vantarsi di essere fascisti, nazisti, razzisti e antisemiti» e sull’inchiesta di Fanpage ha espresso opinione molto diversa da Donzelli: «Se non si è stati in grado di estirpare le mele marce autonomamente, bisogna ringraziare chi, anche con metodi non cristallini, permetteranno di fare pulizia. E spero che non ci si tiri indietro nei riguardi di alcuno».

Del resto, da tempo girano voci di un suo rapporto piuttosto burrascoso con il responsabile organizzazione, che lo avrebbe osteggiato in varie occasioni anche in terra trentina. Contattato da Domani su questo, de Bertoldi si è limitato a un secco «no comment».

Anche il senatore Marco Silvestroni all’Huffington Post ha detto che nel 2016 una circolare aveva messo in chiaro di non affiggere immagini riferite al passato: «Noi nasciamo come conservatori europei e non abbiamo nostalgie fasciste, né tantomeno antisemite». A chiedere espulsioni si è spinto anche Fabio Rampelli, vertice dell’unica minoranza interna al partito riconosciuta e apertamente osteggiata dal “clan” della leader: «Le espressioni deliranti di intolleranza, nascoste dietro una facciata di paraculesca presentabilità, vanno immediatamente sanzionate. Chi sbaglia paga».

Una terza posizione ancora è stata espressa da Gianfranco Rotondi, esponente di razza della Dc e oggi eletto con FdI, che dà ragione a Donzelli «quando dice che non si può trarre un giudizio su un intero movimento giovanile dagli episodi mostrati. Anche perché obiettivamente, da Fini in poi, la destra italiana è stata sempre amica del mondo ebraico». Tuttavia non condivide l’attacco a Fanpage, «che non è un giornale che tende trappole, ma un giornale d’inchiesta tra i più interessanti».

Con assicurazione di anonimato, invece, le accuse alla gestione del partito si sprecano. La commissione dei probiviri verrebbe usata per regolamenti di conti interni. «Perché non è mai stato deferito nessuno di quelli pescati con il braccio teso?», si chiede un esponente dell’area cattolica.

Fastidio ha generato anche il fatto di aver ridotto a «ragazzate» le parole nei video, visto che le ragazze riprese sono tutte ultraventenni. Altra domanda è chi mai abbia consigliato a Ylenja Lucaselli, deputata FdI che ha avuto trascorsi nel Pd, di scegliere come capo segreteria Elisa Segnini, una delle giovani dirigenti che si sono dimesse.

Secondo fonti interne, sarebbe stato un modo per Lucaselli di accreditarsi agli occhi del “clan”. Del resto, a ora, l’ultima che ancora non ha fatto passi indietro è Caterina Funel, collaboratrice di Donzelli. Dietro la facciata del tutti uniti dietro il nemico di turno che ora è diventato Fanpage, questo è il clima dentro FdI. E anche i vertici iniziano ad accorgersene.