I vibonesi si sono fatti furbi: altro che “amico in Regione”, hanno “trombato” Robertino

«Conosco bene Cosentino. Nonostante ciò, la cosa che mi ha colpito è stata la totale mancanza di aggressività nei confronti dei suoi avversari. Non ha attaccato nessuno, non ha parlato male degli altri, ha solo parlato con passione della Vibo che ha in mente e che vuole realizzare». Il 5 giugno scorso, appena tre giorni prima del voto del primo turno a Vibo, Robertino Occhiuto detto il parassita per la sua proverbiale “allergia” al lavoro e la sua abilità nel farsi “assistere” dallo stato succhiando a più non posso dalle “mammelle pubbliche” aveva abbandonato i toni accesi degli ultimi comizi – in particolare quelli mostrati a Corigliano Rossano accanto a Pasqualina Straface, poi clamorosamente sconfitta da Flavio Stasi – e aveva modulato il suo intervento a favore di Roberto Cosentino per essere in sintonia con le parole rassicuranti del suo candidato a sindaco di Vibo Valentia. Che è stato “trombato” esattamente, anzi ancora peggio, della Straface, visto che a Vibo il centrodestra governava da una vita… 

Quella sera, dinnanzi a Palazzo Gagliardi, nel cuore del centro storico di Vibo, si aspettava solo la sua faccia di bronzo per iniziare. Ad attendere il governatore (arrivato dopo quasi un’ora e mezza, ché lui c’ha sempre da fare…) c’erano tutti: il consigliere regionale e coordinatore provinciale di Forza Italia, Michele Comito, il deputato Giuseppe Magialavori, il deputato e coordinatore regionale del partito Francesco Cannizzaro, il sub-commissario alla depurazione Antonio Daffinà. Mancava soltanto il sindaco uscente Maria Limardo, evocata e ringraziata più volte da tutti, forse anche per sedare il senso di colpa (politico) che accompagnava la sua mancata ricandidatura. realizzate o già avviate». Un segnale “sinistro”, non c’è che dire… E mancava anche Giusi Princi, che poi sarebbe stata eletta in Europa: un doppio segnale “sinistro”.

Lo sapevano tutti che questo Cosentino non era null’altro che una proiezione di Occhiuto. E che rischiava concretamente di perdere, stritolato dall’evidente malcontento di chi avrebbe voluto la Limardo al posto suo e di chi, dall’altra parte, non vedeva l’ora di fargli la “festa” per metterla in quel posto a… Occhiuto. 

«Ci accomuna di certo il nome, visto che ci chiamiamo entrambi Roberto – diceva tenero l’agnello sacrificale -. Come dirigente della Regione, ho lavorato con il presidente Occhiuto questi ultimi due anni e mezzo e ne ho apprezzato la grande qualità politica. Da direttore generale ho avuto una grandissima autonomia nel poter gestire il mio ruolo fino in fondo. Per la verità l’ho fatto anche con Jole Santelli e con Mario Oliverio. La mia storia personale parla della mia libertà, della mia autonomia. Credo che un sindaco debba avere rispetto e attenzione verso i partiti, ma anche interpretare fino in fondo il suo ruolo con determinazione e indipendenza».

Parole corroborate da Occhiuto, che dal palco si era spinto a definirlo «il migliore direttore generale che la Regione abbia mai avuto», salvo edulcorare poi un po’ la portata di un giudizio così assoluto, ripiegando su «uno dei migliori». «Ecco perché all’inizio la sua candidatura non mi ha entusiasmato – ha aggiunto -, perché sapevo che avrei perso un dirigente prezioso. Ora voi vibonesi avete questa fortuna, sfruttatela, perché Cosentino nel suo lavoro quotidiano ha già dimostrato di essere un ottimo amministratore».

Infine, il governatore aveva dato in pasto agli avversari qualcosa che magari tornerà utile nei comizi finali: «Ai vibonesi dico: fatevi furbi – ha detto ammiccando dal palco -. Io sono disponibile verso tutti i Comuni calabresi, ma con Cosentino sindaco la Regione può essere ancora più vicina a questa città».

Alla fine della giostra, Occhiuto adesso si terrà il suo dirigente bravissimo e i vibonesi gli hanno rispedito sulla sua brutta faccia di politico parassita gli ammiccamenti che a Cosenza si chiamano ‘mmasciate e che già gli erano costate la sconfitta a Corigliano-Rossano. La luna di miele con la Calabria è finita da tempo, e sono in molti a “consigliargli” di non provarci a ricandidarsi alla Regione anche perché il centrodestra neanche lo candiderebbe. Chi troppo in alto sale cade sovente… precipitevolissimevolmente…