Il Comitato No Ponte sui cantieri che slittano ancora: “Quattro ore di confronto per dirci che avevamo ragione”

Doveva essere una occasione per fare chiarezza sulle difficoltà tecniche e fugare i dubbi di chi si oppone, è finita invece con addensare nuove nubi. Continua a far discutere il confronto in commissione consiliare fra i tecnici e i consulenti della Società Stretto di Messina e i tecnici del Comitato “Invece del ponte”. Un confronto lungo oltre quattro ore, mai avvenuto prima, da cui è emerso con chiarezza solo una cosa: la promessa di far partire i lavori entro l’anno non potrà essere mantenuta.

Una buona notizia per chi non crede nelle potenzialità del progetto riesumato dal ministro Matteo Salvini ma anche una nuova occasione per dimostrare che “le questioni poste in questi anni relative al vento, alle faglie, alla percorribilità dei treni, ai cavi, sono tutt’altro che pretestuose o secondarie”.

E’ quanto afferma in una nota il Comitato No Ponte Capo Peloro. E d’altra parte era prevedibile vista la valanga di verifiche chieste dalla Commissione Via Vas che non poteva realisticamente risolversi nei tempi indicati in campagna elettorale. I cantieri non solo non potranno aprire entro l’estate ma nemmeno a settembre, di sicuro non prima del 2025, perché non ci sono i tempi tecnici per adempiere ai passaggi richiesti e forse neanche la certezza che il progetto  attraversi indenne le successive verifiche.

“Quale conclusione traiamo dal confronto tra tecnici pro e contro il ponte svoltosi in commissione ponte al comune di Messina? – è la domanda con risposta del Comitato No Ponte – Che le questioni poste in questi anni relative al vento, alle faglie, alla percorribilità dei treni, ai cavi, sono tutt’altro che pretestuose o secondarie e che dopo oltre 4 ore di confronto non sono stati dissipati tutti i dubbi né sciolti tutti i nodi tant’è che l’ing. Mele ha dichiarato a sorpresa che il progetto esecutivo, che doveva essere consegnato per legge entro il 31 luglio 2024, slitterà al 2025. L’impressione che traiamo dal dibattito – continuano – è che il progetto del ponte sembra muoversi come un elefante all’interno di un negozio di cristallerie e che anche ammesso che si riesca a fare stare l’elefante sulle punte dei piedi non è detto che non possa perdere l’equilibrio da un momento all’altro cadendo rovinosamente e rompendo tutte le delicate cristallerie del negozio (ovvero le bellezze dello Stretto di Messina). La domanda allora da porsi è: ma perché bisogna fare entrare per forza l’elefante nel negozio di cristallerie? Fuor di metafora: ma perché fare per forza il ponte sullo stretto quando basterebbe potenziare i traghetti?”.