Lo “spezzatino” del Ponte, monta la protesta: “Fuga in avanti pericolosa e illegittima, fermiamola”

Uno sprint del governo ai lavori o una fuga in avanti senza garanzie? E’ aperto il nuovo dibattito sul ponte dopo l’ok dal Consiglio dei ministri a norme che consentono di alzare i costi, far avanzare l’opera a stralci e garantire nuove assunzioni nella Stretto di Messina.

“Un progetto con l’immunità, ovvero un progetto dove tutto è consentito”, ha tuonato il leader dei Verdi e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli. “Un decreto vergognoso che prende atto del mancato rispetto della data del 31 luglio, prevista dal decreto relativo al Ponte, e che ora modifica le condizioni affermando che il progetto esecutivo può essere approvato per stralci funzionali. Ma un ponte non può essere approvato per stralci funzionali perché è un’opera indivisibile”.

E non sono bastate le rassicurazioni dell’ad Pietro Ciucci, certo dell’approvazione entro fine anno del progetto definitivo da parte del Cipess. Per l’esponente di Avs “il Governo, con questo decreto, ha deciso di trasformarsi in un bancomat di Stato, senza avere la garanzia che il progetto esecutivo del ponte a campata unica possa essere realizzato, considerati gli imponenti rilievi tecnici mossi sull’opera, anche da organismi dello Stato. Con il decreto vengono levati i limiti per gli aumenti dei costi dell’opera ed eliminati i pareri del consiglio di Stato”. “Questo è il Farwest contro gli italiani. Nel comunicato di palazzo Chigi il Governo non ha avuto il coraggio di rendere pubblica questa norma” conclude Bonelli.

Ma cosa prevede il decreto in relazione al Ponte? Il testo, si legge in una nota di Palazzo Chigi, introduce norme volte a disciplinare l’aggiornamento dei piani economico finanziari delle concessioni autostradali; garantire la tempestiva operatività della società Stretto di Messina S.p.A. e assicurare il rispetto del cronoprogramma relativo alla realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria, attraverso semplificazioni amministrative volte, tra l’altro, a consentire l’approvazione per fasi costruttive del progetto esecutivo; razionalizzare i compiti e le funzioni attribuite ai commissari straordinari e ridurne il numero, in un’ottica di efficientamento e utilizzo delle risorse disponibili; dare nuovo impulso alla realizzazione e al completamento di opere rientranti nella rete centrale della rete transeuropea dei trasporti.

Una notizia che ha fatto insorgere i comitati No Ponte che ora affidano le loro speranze all’azione inibitoria collettiva presentata lo scorso 13 giugno, su incarico di 104 privati cittadini, contro la Stretto di Messina per il quale Tribunale ordinario di Roma – Sezione Imprese- (presidente Claudia Pedrelli) ha fissato per venerdì 27 settembre alle 11.30 la prima udienza. Relatore sarà il giudice Luigi D’Alessandro. La class action chiede al giudice di accertare la responsabilità della società ed il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede proseguendo nell’attività per la realizzazione dell’opera “nonostante il ponte sullo stretto di Messina non abbia alcun reale interesse strategico e non è fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici”.

Ora l’ok del governo che autorizza il Mit di Matteo Salvini ad approvare il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto di Messina “anche per fasi costruttive” rafforza le preoccupazioni. “Visto che il progetto esecutivo non potrà essere approvato entro il termine del 31 luglio, ecco un decretocorreggi-decreto, che stabilisce che al posto di: “il progetto esecutivo è approvato entro il 31 luglio 2024”, nella legge si scriva: “il progetto esecutivo è approvato anche per stralci funzionali” – si legge in una nota di “Invece del Ponte” –  In pratica, entro dicembre si potrà approvare un progetto definitivo purchessia, che rinvia all’esecutivo i necessari approfondimenti, studi, prove tecniche, stime parametriche. L’esecutivo, poi, si approverà “a stralci”, ossia a spizzichi e bocconi. Così, magari a gennaio 2025 si potrà approvare un primo “stralcio funzionale” (es.: espropri e lavori “preparatori”), così si inizia subito a spendere qualcosa. Se poi studi, prove, approfondimenti dell’esecutivo dovessero chiarire che il ponte non si può fare, pazienza: game over. Qualche migliaia di famiglie senza casa, tante buche e crateri a Messina e Villa S. Giovanni, ma tutti contenti. Eurolink per prima, perché magari avrà ottenuto il diritto a penali pari al 10% dei lavori non eseguiti: oltre 1 miliardo senza dover battere un chiodo! A chi non piacerebbe?”.

Per il Comitato insomma, “qualcosa, però, non funziona”. “La fase esecutiva non potrà cominciare prima del 2025 (cioè fra sei-sette mesi); cosa c’è di necessario e urgente”?  è la domanda. Che ha anche una risposta chiara: “Non raccontateci che siccome il 31 luglio è fra poco più di un mese, bisogna intervenire subito. Non è prevista alcuna decadenza della procedura per inadempienza. Il termine è “ordinativo”, non “perentorio”; Inoltre modificare le modalità di approvazione dell’esecutivo rende la procedura difforme da quanto previsto nei documenti di gara. E questo viola le norme europee (e italiane) che tutelano la concorrenza. Insomma: con buona pace del Governo, di Salvini e di chi ne potrebbe trarre vantaggio, questa disposizione probabilmente è illegittima e, sicuramente, non può stare in un decreto del Governo, perché non è né “necessaria”, né “urgente”. E’ l’ennesima fuga in avanti che alimenta appetiti e che dovrà essere assolutamente fermata. Vergogna solo per averci provato”.