Robertino Occhiuto (e famiglia) story/8. L’appalto mafioso di Piazza Fera e il caso Katya Gentile

Mario Occhiuto, dopo la sua elezione a sindaco di Cosenza del 2011, al culmine di frenetiche “trattative” con il fratello Robertino e con tutta la paranza, ha nominato Katya Gentile vicesindaco e assessore ai lavori pubblici. A quei tempi, il cazzaro è alla ricerca di finucchiaddri i timpa nei riguardi di compà Pinuzzu e di conseguenza con Katya, nel tentativo di liberarsi di loro perché diventati ingombranti. Siamo a gennaio del 2012. Del resto, si da che gli Occhiuto e i Gentile difficilmente sono andati d’accordo per più di uno, massimo due anni.

E’ trascorso quasi  un anno dall’elezione di Occhiuto, e la luna di miele è finita. Katya si dimostra sempre più insofferente nei riguardi di Mario ma anche di Robertino, che, come si sa, è la mente “politica” della famiglia, che la trattano come se non ci fosse. Katya vorrebbe spiegazioni in merito a quel via vai di personaggi strani nella stanza di Cucunato che in fondo, anche se nominato da Mario, è il suo dirigente. Ma Cucunato la tratta come na pezza i ‘nterra. Non se la fila proprio, non le dà spiegazioni né conto del suo operato. Cucunato è troppo impegnato ad istruire la gara del secolo: piazza Fera/Bilotti. Figuriamoci se ha tempo da perdere con Katya. A febbraio del 2012 il più grande finanziamento mai arrivato in città – 16 milioni di euro diretti ma il guadagno è tutto nella gestione – sarà a bando, e tutto deve filare liscio. E’ questa la priorità degli Occhiuto. E Katya vuole sapere troppe cose su questo appalto.

Mario e Robertino capiscono che il rapporto tra Cucunato e Katya è al limite. Per quanto si possa attagnare, è una falla destinata ad esplodere. Il problema è serio perché quello dei lavori pubblici è il settore più delicato e dove passa tutta la guagna. E lo struscio di Katya non giova agli affari.

Può mettere petri i punta sull’appalto di piazza Fera/Bilotti. Ne avrebbe tutti i titoli essendo l’assessore ai lavori pubblici. E’ lei la principale responsabile di tutto. Tonino Gentile, sollecitato soprattutto da Robertino, cerca di mediare, ma compà Pinuzzu si schiera senza se e senza ma dalla parte di Katya. Ha capito che questa paranza non andrà lontano e prima o poi i nodi verranno al pettine, meglio uscire per tempo e abbandonare Occhiuto al suo destino. 

Il rischio di passare per complici degli Occhiuto è alto. E’ chiaro ca compà Pinuzzu, in questa mossa, si guarda a manu, non perché è onesto, ma perché, giustamente, non vuole mettere a rischio la figlia. La spudoratezza con cui hanno aggredito le casse pubbliche senza curarsi neanche di un minimo di “forma”, fanno pensare a compà Pinuzzo: unnè oji ca è dumani, ma statti tranquillo ca u sbiancu escia. Unnè cosa d’Occhiuto. Meglio tenere Katya lontana da questo.

Inutili i tentativi di Tonino ‘u furbu di indurre Katya ad essere più “ragionevole” con Occhiuto. Katya non sopporta l’interferenza di Mario nel suo settore (i lavori pubblici) e conosce un sacco di scheletri nell’armadio di Robertino, che a suo tempo tirerà addirittura fuori e dei quali ci occuperemo.

Katya rimprovera agli Occhiuto di non essere ascoltata e che ogni sua considerazione o sollecitazione, in merito alla sua delega, non viene presa mai in considerazione. Si sente ostaggio di Mario e Robertino Occhiuto e non ci sta. E poi tutta questa “riservatezza” sull’appalto di piazza Fera/Bilotti, le suona strana. 

Gli Occhiuto non possono permettersi tutto questo frastuono, stanno preparando l’intrallazzo del secolo con don Barbieri e non vogliono essere disturbati. La posta in gioco è alta almeno quanto i debiti… Don Barbieri è portato da Corrado Clini e non si può fare brutta figura. Robertino e Mario lo hanno già incontrato a Roma diverse volte e hanno garantito che la paranza anche a Cosenza è a sua disposizione.

Lo hanno rassicurato che l’appalto  di piazza Fera lo può già considerare suo. Sarà l’unico a partecipare. E sui fondi PISL gli dice che non ci sono problemi. Anche a Lorica e a Scalea partiranno i progetti: garantisce Piero Aiello, all’epoca assessore regionale della giunta Scopelliti. E se i tempi, per Lorica e Scalea dovessero allungarsi, anche qui non c’è problema, se dovesse vincere Oliverio ci sono sempre Madame Fifì e Capu i Liuni a fare da garanti per l’assegnazione di quei lavori.

Cucunato, oltre a firmare affidamenti diretti a cani e puarci di loro, lavora notte e giorno alla “preparazione” della gara. La stesura del capitolato d’appalti della madre di tutti gli appalti, è affidata alla commissione di vigilanza di allora, composta dall’architetto Stefania Frasca, con funzioni di coordinatrice, dall’ingegnere Alessandro Coletta e dall’avvocato Oreste Morcavallo.

L’appalto è grosso ma presenta una peculiarità: non si guadagna sul cantiere, ma sui servizi da gestire ad opera finita (parcheggi, attività commerciali e gestione del museo). Al completamento dell’opera, oltre ai 16 milioni di euro di finanziamento, dovrà concorrere, con una cifra di 5 milioni di euro, la ditta aggiudicataria che avrà poi in gestione tutti i servizi connessi all’opera. Difficile che qualcuno dalle nostre parti partecipi ad un bando così.

Gira, vota e riminia, il 27 febbraio del 2012, l’appalto è a gara. E, com’era prevedibile, partecipa una sola ATI così composta: Barbieri costruzioni srl, Cittadini srl, No problem parking spa, Sigea costruzioni spa.

Ma da questo momento in poi tutto inizia ad andare storto. L’opposizione, che non ci sta, guidata da Paolini, tira fuori, dalle carte dell’appalto, una perizia geologica, che risultata copiata pari pari da un progetto precedente su piazza Fera/Bilotti. E vai con gli esposti. Nello stesso tempo, arriva l’apertura travagliata del plico. Mancano una serie di elaborati, nell’offerta presentata dall’ATI, previsti per legge nel bando. Ma non solo. La mancanza della perizia geologica definitiva, l’elenco dei prezzi e altri elaborati obbligatori per la regolarità della gara. E non per ultimo le perplessità sulla realizzazione del “progetto di fondo” presentato dal raggruppamento di imprese che fa capo alla Barbieri Group. E, come si dice a Cosenza, sputa cca ‘nnumini, i tre membri della commissione, nominati dall’allora prefetto Cannizzaro, annullano la gara.

Tutto da rifare. Il danno è grave e i tempi stringono: si fa sempre più concreta la possibilità di perdere parte dei fondi PISU destinati all’opera. E questo non deve accadere. E qualcuno, nel mentre, fa chiaramente capire di essere incazzato. Tutta questa attenzione sui fatti del Comune non è gradita. E a questo bisogna porre rimedio. Sarà compito degli amici degli amici prendere seri provvedimenti contro chi ha messo in seria difficoltà l’amministrazione.

Ma in quel momento la priorità, per Occhiuto, era recuperare la gara. Cucunato si rimette all’opera. E così, nel mese di agosto del 2012, il sindaco ci riprova, annunciando una nuova gara.

Ora Occhiuto ha più fronti da controllare. La promessa fatta solennemente a don Barbieri davanti a quelle facce di culo del fratello Robertino e di Corrado Clini inizia a scricchiolare, gli aveva promesso che tutto sarebbe filato liscio e invece si trova con una gara annullata e tutti che in città parlano di questo. Bisogna correre ai ripari.

Occhiuto mobilita la paranza che subito si mette all’opera: la prima da eliminare è Katya Gentile. E per lei ha in mente un classico dei tranelli. Intende sfruttare una debolezza di Katya che presto gli si ritorcerà contro.

Katya è stata la moglie di Giacomo Fiertler, un appassionato di motori ed esperto pilota. A Cosenza, Giacomo Fiertler è una gloria locale. Ha iniziato a correre giovanissimo e viene da una famiglia che ha i motori nel sangue. Uno dei suoi avi, Antonio, è stato il primo a trionfare sulle strade della Coppa Sila. E lui, nel 2005, ne ha imitato le gesta, ripetendo il successo. Giacomo è anche un appassionato del marchio rosso del Cavallino. Ha costituito una associazione che si chiama “Guida sicura”, e da tempo lavora per mettere in piedi il suo progetto, relativo proprio alla sicurezza stradale. E non solo. E’ alla ricerca di uno spazio idoneo dove poter allestire la scuola. Ha tutto quello che gli serve, non è di finanziamenti che va in cerca.

Nonostante avesse avuto altre richieste, decide di prendere in considerazione una offerta che “guarda caso” arriva, inaspettatamente, dallo stesso Occhiuto.

Mario convoca Giacomo e si dice entusiasta dell’idea e vuole farla “sua”. Gli dice di organizzarsi con Cucunato e di cercare un luogo idoneo da concedere all’iniziativa. Così Giacomo, contento per la notizia ma ignaro dei retroscena, informa Katya di tutto. Che non coglie l’aspetto truffaldino di Mario e legge questa “concessione” come una sorta di tregua. Diciamo che ha peccato di ingenuità, nonostante compà Pinuzzu le avesse detto chiaramente che quella era una trappola così come si dimostrerà.

L’interlocuzione avviata con Giacomo Fiertler frena in qualche modo la veemenza di Katya Gentile. Che decide ingenuamente di dare una “tregua” a Mario. Senza però rinunciare alle sue legittime rivendicazioni.

Lascia correre e fino a quando non sarà chiuso il capitolo assegnazione “bocciodromo”, ha deciso di tenere un profilo basso (ci ritorneremo). Mario usa la debolezza di Katya per i propri fini, e come sempre ci riesce con “‘l’elargizione” della cosa pubblica. Elargizione che in questo caso, come vedremo, non solo si rivelerà farlocca, ma addirittura si scoprirà essere una trappola organizzata ad arte da Occhiuto per sistemare Katya e Giacomo, che più di altri ne pagherà le conseguenze.

Mario è riuscito ad attagnare con Katya e ordina a Cucunato di rifare la gara il prima possibile, i lavori vanno assegnati e il cantiere va aperto.

Con l’accordo stipulato a Roma tra gli Occhiuto, don Barbieri e Clini, la cricca è completa: Mario e Robertino hanno dalla loro tutto l’apparato istituzionale corrotto, presente in città. Parliamo di questura, procura, carabinieri, prefettura. E ovviamente buona parte dei massoni/mafiosi accompagnati dall’immancabile clero intrallazzato.

Sotto il profilo della malavita è più che coperto: oltre a don Barbieri che gli garantisce coperture malandrinesche di alto livello da Reggio fino a Cetraro, ci sono gli astri nascenti di allora della malavita locale: Rango, Lamanna e gli zingari che si schierano apertamente e in conflitto con altri con lui. E per Mario si adopereranno per diverso tempo. Offrendogli servizi e la tranquillità che solo un clan agguerrito come il loro poteva garantire.

A quei tempi tra i clan cittadini vigeva una sorta di tregua armata. E’ tempo di elezioni che tradotto per i clan significa una sola cosa: affari. Occhiuto illustra nella sua campagna elettorale ai cosentini tutti gli appalti che arriveranno a Cosenza, e sono tanti.

Conviene a tutti stare tranquilli e trovare un accordo. Tutti vogliono una fettina di torta dell’appalto più grosso che sta per arrivare in città: piazza Fera/Bilotti. I clan “federati” decidono di mettersi ad un tavolo per trovare una soluzione: Bruni/zingari, da una parte, e dall’altra Lanzino, sotto la supervisione di Muto iniziano a discutere. Prima di aprire il cantiere bisogna stabilire le quote e soprattutto a chi vanno. Gli italiani sono chiari: per gli zingari non c’è niente su questo appalto.

A negativa agli zingari nasce dalla situazione che in quel periodo si andava configurando a Cosenza tra le organizzazioni criminali. Il problema posto sul tavolo è la “confederazione” che non va. Ognuno si guarda i fatti suoi e la bacinella comune non funziona. E poi Lanzino non vuole avere a che fare con il clan Bruni/zingari. Gli può star bene la tregua, ma non certo spartire con loro le sue estorsioni.

Franco Muto sa che la questione è delicata. L’acredine tra Lanzino e i Bella Bella è storica. C’è anche sangue versato in mezzo. E per quanto don Barbieri sia cosa sua, Muto non può certo negare la stecca ai compari italiani, oppure esautorarli completamente dalle decisioni importanti che riguardano il loro territorio. Franco Muto è rispettato da tutti, e la sua parola ha un certo peso ma sa che non può tirare la corda più di tanto, e per quel che può cerca di mediare. Muto ha tutto l’interesse a che la situazione resti tranquilla. Ma la rottura della tregua armata tra gli “zingari” e gli italiani, è dietro all’angolo. E per tenere la situazione tranquilla “regala” agli zingari la gestione della sicurezza di molti locali sulla costa tirrenica. Giusto per attagnare la loro sete di soldi e tenerli lontani da piazza Fera/Bilotti.

La morte di Michele Bruni e “l’avvento” di Rango complica ancor di più la situazione. Acuendo polemiche e petri i punta. E’ l’anarchia. Ognuno fa di testa sua e i conti comuni non tornano mai. Gli screzi all’interno dei clan si fanno sempre più vivaci. E va consolidandosi sempre più un asse di italiani contro gli zingari, che non ci stanno ad essere emarginati criminalmente, ed “intensificano” a sfregio, le loro attività criminali. Al punto che la questione per alcuni pezzotti italiani di primo piano criminale diventa questa: se gli zingari fanno di testa loro, tipo carichi di droga ara mmucciuna senza versare il dovuto agli altri, se continuano  a fare estorsioni anche agli amici, senza dar conto a nessuno, perché noi dovremmo farli entrare anche nell’affare di piazza Fera/Bilotti?

Diversi italiani affiliati alla paranza di Rango e degli zingari, sentite queste parole, si pongono da parte, come Daniele Lamanna, che di fatto stava con gli zingari ma in sostanza “affiancava” Lanzino.

Le attività di mediazione tra gli zingari e gli italiani si intensificano, e le riunioni sono tante, ma non si trova una conclusione. Gli zingari non si arrendono e chiedono l’intervento anche di Potestio come referente dei clan al Comune, ma neanche Carminuzzu può niente. Quello di piazza Fera/Bilotti è un appalto blindato.

Siamo alla vigilia di una nuova guerra di mafia per il controllo degli appalti in città. A scongiurarla arriva il blitz della DDA di Catanzaro che azzera completamente il clan Rango/zingari. Per tutti è manna dal cielo. La situazione senza gli zingari in giro si normalizza. E il cantiere può partire tranquillo.

Dalla sua elezione il principale obiettivo di Mario e degli amici degli amici è indire la gara e aprire il cantiere di piazza Fera. Don Barbieri ha bisogna di guagna. E Mario sa che deve fare presto. I due si vedono spesso al mare, a Sangineto, dove da tempo sono vicini di casa. Mario fa presente a don Barbieri che oltre agli intoppi di malavita per fortuna apparati, e in gran parte sotto controllo. Katya per il momento è congelata dietro l’assegnazione del bocciodromo all’ ex marito. Don Barbieri ordina a Mario di darsi da fare perché non vuole problemi: questo casino mediatico sulla piazza potrebbe attirare osservatori indesiderati e pericolosi. Le voci contrarie devono essere messe a tacere.

Inizia il 2013 e a piazza Fera/Bilotti si scava. I lavori vanno spediti, ma non senza problemi. Oramai, nonostante gli enormi sforzi di Occhiuto e di tutta la sua cricca di zittire le voci critiche, l’affaire piazza Fera/Bilotti è di dominio pubblico.

Mario, l’anno prima, per mettere a tacere Katya – che lamentava forti ingerenze nelle sue deleghe da parte di dirigenti esterni, e non solo, e per questo, minacciava di far saltare il banco qualora l’atteggiamento nei suoi riguardi non fosse cambiato – aveva attirato in una trappola l’ex marito Giacomo Fiertler.

Approfittando come sempre della “disponibilità” del patrimonio pubblico, Mario aveva promesso al pilota di trovare una collocazione fisica al suo progetto di “guida sicura” . Individuando come possibile sede l’area denominata “ex Bocciodromo” o “ex aula bunker”. Un progetto al quale Giacomo lavora da tempo. Non ha bisogno di finanziamenti pubblici, ha già tutto quello che gli serve, sponsor e competenze. Quello di cui ha bisogno è una struttura idonea in grado di ospitare la sua idea. Sarà questo il punto dove la furbaria di Mario uscirà in tutto il suo splendore, giocando sul filo di un “equivoco” creato ad arte. Una sorta di ultima carta da tirare fuori all’occorrenza.

Pensa, Mario, di usare la “concessione” dello spazio a Giacomo come arma di ricatto nei confronti di Katya. Come a dire: cara Katya tu fai un piacere a me (stai zitta sui movimenti di Cucunato del quarto piano) ed io ne faccio una a te. All’insaputa di Giacomo, che non sa di essere strumentalizzato. Anzi, vede in questo interesse del sindaco una grossa opportunità di realizzare nella sua città un progetto che potrebbe recare tanti vantaggi al territorio. Del resto non chiede denaro e si dice disposto, così come avverrà, di ripulire a proprie spese tutta l’area dell’ex Bocciodromo, da tempo degradata.

L’iter burocratico per l’assegnazione dello spazio, nonostante i tentennamenti  e i boicottaggi preventivati di Cucunato, va in porto. Siamo al 31 gennaio del 2013.

La struttura è finalmente di pertinenza di Giacomo che può iniziare così i lavori. All’interno dell’ area dell’ ex Bocciodromo” esiste da tempo un’altra associazione che pratica il tiro a segno “Associazione Tiro a Segno Nazionale,” il cui presidente è tale Antonio Macchione.

Antonio Macchione è l’asso nella manica di Occhiuto in questa storia. E’ su di lui che ha costruito la trappola e l’equivoco, da far scattare all’occorrenza, nei riguardi di Katya e Giacomo.

Macchione è dal 1997 che gestisce parte di quell’area, ed è grande amico di Gianluca Bilotta, braccio destro di Luciano Vigna. I due (Macchione e Bilotta) si conoscono da tempo, sono stati soci in tanti “affari”, tra cui quello del “Pastaro”, dove Bilotta venne arrestato. Per la sua attività di tiro a segno Macchione riceve tutti gli anni una delibera del Comune di Cosenza di 25.000 euro per permettere ai vigili urbani di esercitarsi al tiro.

La trappola.

Mario dice a Macchione di non preoccuparsi perché l’affidamento della struttura a Fiertler non avrebbe inciso né sugli spazi di sua pertinenza né con l’assegnazione della delibera annua, e qualora ci fossero stati problemi tutto si sarebbe potuto risolvere con la revoca della delibera al pilota. Ma per farlo serve una scusa.

L’assegnazione della struttura a Fiertler, così come da progetto, prevede anche la creazione di uno spazio espositivo dedicato alle auto da corsa, in relazione al suo essere pilota della “Ferrari- Isolani Racing Team”. Ed è sulla presenza della parola Ferrari che i due furbacchioni costruiscono l’equivoco. Macchione si era premurato dietro suggerimento di Occhiuto di far giungere una lettera all’ufficio legale della Ferrari per informarlo che a Cosenza c’era tale Fiertler che millantava di voler aprire un museo dedicato alla Ferrari.

Così detta, l’ufficio della Ferrari rispose con una missiva al Comune di Cosenza, che Occhiuto tenne nascosta fino al momento opportuno, di non avere in programma nessuna attività né diretta né indiretta nella nostra città. Per cui il paventato “Museo della Ferrari”, millantato da Fiertler e scritto in delibera, di fatto non si sarebbe mai potuto realizzare visto il niet della Ferrari. Una buona scusa per annullare in autotutela la delibera se ce ne fosse stato bisogno, e un ottimo argomento per tenere tutto in sospeso e sotto schiaffo Katya che fino a quel momento, per amore di “famiglia”, si era messa da parte.

Occhiuto ha in mano la carta con la quale può ricattare Katya: o stai zitta o revoco l’affidamento a Giacomo sulla base di questo millantato Museo.

Ma il ricatto non regge, perché Katya decide di non voler più ascoltare le chiacchiere di Occhiuto. E poi compà Pinuzzu, come già detto, ha capito l’antifona, ed ha deciso di tirare fuori Katya da quel casino. Non è cosa. Ogni giorno Cucunato sforna delibere a dire basta che non si capisce più niente. Otto milioni di euro di affidamenti diretti in soli due anni. La questione è seria. Prima o poi la sgamo esce, e saranno guai per tutti. E il conflitto tra Katya e Mario riprende.

Katya è sempre più insistente e chiede la testa di Cucunato, ma Occhiuto non può accontentarla. Almeno non per il momento. E decide di andare allo scontro. A maggio del 2013, pochi mesi dopo l’assegnazione, Occhiuto revoca la delibera di assegnazione dell’ex Bocciodromo a Fiertler con la scusa del millantato “Museo della Ferrari” ed esibisce ai media la lettera dell’ufficio legale della Ferrari.

Katya risponde con un attacco senza precedenti toccando il tasto dolente: “Per volontà del sindaco non c’è stata alcuna procedura selettiva. Gli incarichi sono stati affidati in maniera fiduciaria e nella commissione di alta vigilanza, nominata per Piazza Bilotti, c’è un tale ing. Alessandro Coletta, noto alla Procura di Firenze e non solo, agli arresti domiciliari a settembre insieme ad altre cinque persone, tra cui la Lorenzetti, ex Presidente della Regione Umbria ed ex presidente di Italferr, accusato di reati contro la pubblica amministrazione…”.

Non passa un mese dalla revoca della delibera a Fiertler che Occhiuto revoca tutte le deleghe a Katya che di fatto si dimette da ogni carica. In poche parole Occhiuto licenzia Katya. Che continua anche dopo a raccontare gli intrallazzi di Occhiuto, tant’è che i primi di gennaio del 2014 viene convocata in procura per rendere chiarimenti sulle sue tante dichiarazioni al cospetto della dottoressa Cerchiara. Il pm raccoglie le gravi dichiarazioni di Katya, che non si risparmia nell’indicare fatti e circostanze. I media locali riportano il giorno dopo: Granieri apre una inchiesta su piazza Fera /Bilotti.

Dunque, nel 2014 sono già almeno tre gli esposti presentati sulle anomalie di questo appalto. Oltre agli esposti anche i finanzieri lavorano già da tempo a questa inchiesta dopo aver ricevuto diverse segnalazioni. E conducono pedinamenti, intercettazioni, producendo una mole di materiale probatorio che non lascia spazio a dubbi. Dal finto granito silano alle finte piste ciclabili, passando per i subappalti illegali, alla contabilità che non torna e per finire agli accordi mafiosi. Oltre all’assegnazione pilotata dell’appalto. Un bel fascicolo che insieme agli esposti e alle dichiarazioni dei tanti ascoltati completano il quadro della situazione del cantiere piazza Fera/Bilotti. Al netto delle schermaglie amministrative e tecniche, vedi Genio civile.

Granieri ha sul tavolo quello che gli serve per procedere ma tutto si ferma, si blocca. Gli esposti vengono archiviati, gli interrogatori cancellati e tutto finisce nel dimenticatoio. La paranza non ha potuto fermare le voci critiche, ma funziona per tutti gli altri versi. E laddove non arriva la “legge” ci sono sempre i compari che possono intervenire. Come nel caso di Fiertler, che dopo aver promesso battaglia legale ad Occhiuto viene minacciato con tanto di pistola puntata alla tempia. O come nel caso dei giornalisti Michele Santagata e Rosamaria Aquino indagati per aver messo una… molotov alla questura.

Ecco, se l’appalto di piazza Fera/Bilotti, e tutta la sua storia, fino all’intervento della DDA e all’arresto di don Barbieri, non è la prova provata dell’esistenza di una cupola politico/massonica/mafiosa che governa la città, beh, allora vuol dire che siamo destinati tutti a morire mafiosi. Almeno questo è quello che sperano gli Occhiuto e… tutto il cucuzzaro.