Tim, Austerità, privatizzazioni: com’è cambiata! Da YosoyGiorgia al “presidente Meloni”

(DI MARCO PALOMBI – ilfattoquotidiano.it) – E alla fine Bruxelles, dopo molte puntigliose richieste, ha benedetto la vendita di Ita, la mini compagnia di bandiera nata da Alitalia, a Lufthansa: i tedeschi verseranno 325 milioni come aumento di capitale per avere il 41% della società, iniziando però a comandare subito, in attesa di salire al 100%. Per avere il via libera della Dg Competition dell’Ue, però, le due compagnie hanno dovuto lasciare sul piatto molti slot da Linate verso il Centro Europa e da Fiumicino verso il Nord America. Giancarlo Giorgetti, il cui ministero ancora possiede il 100% di Ita, festeggia “la fine degli aiuti di Stato” alla società e pazienza se gran parte dei dipendenti della fu Alitalia sono rimasti a casa.

Magari non si poteva fare altro a questo punto, ma siamo all’ennesimo caso in cui si può apprezzare la distanza tra la leader politica YosoyGiorgia e “il presidente Meloni”. Nel 2021, incontrando i sindacati, la prima diceva che “Alitalia rappresenta un asset strategico” e che Draghi doveva “smetterla di nascondersi” e tutelare “i 10.500 posti di lavoro dal caporalato con le ali”. Ancora nell’agosto 2022, in campagna elettorale, YosoyGiorgia avvertiva Draghi di non azzardarsi a vendere a Lufthansa: “Dal 25 settembre tutto potrà cambiare e al rilancio della nostra compagnia aerea di bandiera penserà chi governerà. Ora che abbiamo affrontato sacrifici indicibili per comprimerne i costi, va valutata la presenza dello Stato nella compagnia e la partecipazione azionaria di altri partner”. Ora l’ha venduta a Lufthansa e tanti saluti ai caporali con le ali.

Si ricordano qui le vecchie perle di YosoyGiorgia senza alcuna sorpresa: ormai s’è capito che il presidente Meloni è tutta un’altra faccenda. Giusto lunedì, per dire, il governo ha festeggiato anche la vendita della rete Tim a una cordata guidata a larga maggioranza dal fondo statunitense Kkr in cui ha messo soldi pure il Tesoro. Torniamo all’agosto 2022: “La posizione di FdI è che la rete unica, come accade in tutte le grandi democrazie occidentali, sia di proprietà pubblica non verticalmente integrata: va scorporata la proprietà della rete, che non può essere privata come non lo è da nessuna parte per un fatto di sicurezza e tutela dell’interesse nazionale”, scolpiva YosoyGiorgia.

E che dire dei 20 miliardi di privatizzazioni in tre anni promessi dal presidente Meloni all’Ue? Nel 2020 quell’altra spiegava sui social: “Approfittando del silenzio della stampa mainstream, il governo sta dando vita a un nuovo ciclo di privatizzazioni, con una classe politica che invece di pensare al bene pubblico lavora per garantire la rendita a gruppi finanziari stranieri”. Che tempi! Giusto un anno prima, sempre YosoyGiorgia si presentava alle Europee con lo slogan “Basta austerità” e denunciava “il fallimento” delle politiche Ue: giusto in questi giorni al Tesoro fanno girare il pallottoliere per predisporre tagli pluriennali del bilancio e conseguire un saldo primario (entrate meno uscite al netto del costo del debito) che dovrà superare i 2 punti di Pil in tre anni. In sostanza si sottraggono decine di miliardi l’anno all’economia, mentre si spera (invano a guardare al passato) che il rapporto debito-Pil scenda riducendo la spesa: è l’austerità su cui si basa anche il nuovo Patto di Stabilità europeo, anche se il presidente Meloni dice che non è vero. Pensa quante gliene avrebbe dette YosoyGiorgia.