Tropea “sciolta” per mafia. Caro Macrì, te l’hanno dato il Giappone…

MACRI’, TE L’HANNO DATO IL GIAPPONE…

Il sindaco decaduto di Tropea, pardon il Principe Macrì del Principato di Tropea, si sa è innamorato dell’Oriente ed in particolare del Giappone. Noi non siamo superstiziosi, ma come diceva il grande Totò: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”. E poi è risaputo che siamo ignoranti. In ogni caso sarà stata una maledetta coincidenza, un caso, una fatalità, oppure qualcuno avrà fatto una magarìa, un arteficio meleficio, una jattura, sta di fatto che la conquista del Giappone, effettuata dal Principe di Tropea non più tardi di un anno fa, ha portato solo incidenti, disfatte e catastrofe.

Era l’aprile del 2023 quando il Principe Macrì, novello Marco Polo, sbarcava in Giappone, nella terra del Sol levante. Grazie alla Lenin Montesanto Comunicazione… eccetera… eccetera.. (nel frattempo che diciamo tutto il nome ci stiamo toccando sotto!) abbiamo potuto seguire il viaggio del Principe come fossimo lì di persona personalmente, sembrava un “Tutto il Giappone minuto per minuto”.  Le tappe toccate nel viaggio  sono rimaste nella memoria di tutti noi e figuratevi dei giapponesi. Pagine di storia indelebili. Ancora oggi in Terra di Levante si parla e si disquisisce sulle lezioni magistrali del nostro Principe su arte, giardini, anzi giardini monumentali, decoro urbano, marketing territioriale, patrimonio culturale, patrimonio identitario e chi più ne ha, più ne metta.

Tutti ammaliati dall’arte oratoria e dalla preparazione scientifica del nostro Principe. Un successo dietro l’altro. Ecco a voi in sintesi le imprese in Sol Levante… Si rafforza  l’accordo di cooperazione tra la Città di Tropea e la famosa  Università Ryutsu Keizai University (duvi cacchiu è ???). Il  governatore del Kagawa (sic!), tale Toyohito Ikeda (doppio sic!), ricorda ancora la conferenza stampa con il Principe che disquisisce di marketing e di turismo. I manager dell’Expo 2025 a Kobe (sic al cubo!) ancora ringraziano per il prezioso supporto mediatico che la visita ha portato per far conoscere nel Mondo di un avvenimento che fino ad allora nessuno conosceva. A cui va aggiunto l’incontro molto proficuo con il celeberrimo  Tetsuyki Imataky, direttore associato del famoso Festival internazionale d’arte di Setouchi (Setouchi Triennale) e sapere che la piccola isola di Naoshima, situata nel Mare Interno di Seto tra le coste di Kagawa (Shikoku) e Okayama, è una delle principali mete di turismo artistico in un viaggio in Giappone. Sono soddisfazioni. Cazzu cazzu iu iu… 

Per non dire della tappa finale a Tokyo, la visita al Parlamento, l’incontro con i Samurai. Un successone. La Lenin Montesano Comunicazione eccetera (ci aritocchiamo, scusate) ci ha fatto vivere giornate di vero tripudio, di orgoglio tropeano, di ammirazione per questo statista nato e cresciuto in terra di Calabria. Tutto il Giappone era in procinto di arrivare in Calabria e precisamente nel Principato di Tropea. Noi  lo definiamo così, non per  facile ironia, ma per rispetto del lavoro svolto per far rivivere le antiche glorie del Principato di Tropea. Eh sì, perché ormai nella mente di Giovanni Macrì, Tropea non era più un comune d’Italia, ma era diventato un Principato e quindi lui non era più un sindaco ma un Principe. Siamo ai livelli del Principe Ranieri di Monaco, e naturalmente tutto ciò comporta delle spese di promozione adeguate. Si va dalle t-shirt con la scritta PRINCIPATO DI TROPEA al costo di quasi 3 mila euro oppure all’acquisto di 300 ombrelli al modico prezzo di quasi 2 mila euro sempre con il logo Principato di Tropea. E come non acquistare 380 borsette sempre con il logo del Principato e sempre a quasi 2 mila euro di spesa. Queste erano le cose importanti a cui pensare, mica a Tropea si poteva pensare alle eventuali penetrazioni ‘ndranghetiste nel Comune e nel cimitero. Il viaggio nella terra del sol Levante si concluse con il  nostro Principe Macrì a consegnare a  Sakai Yoshimasa, e chi non lo conosce, la statua raffigurante il Santuario di Santa Maria dell’Isola, icona internazionale del Principato di Tropea. 

Purtroppo, mentre quasi tutti i giornaloni, i siti web, gli imprenditori riprendevano ed esaltavano le cronache del viaggio, a Tropea crollava parte del costone della Madonna dell’Isola. Prima tragica sciagura del viaggio verrebbe da pensare a noi superstiziosi. Avuta notizia della mezza catastrofe, il Principe tranquillizza dal Giappone, non c’è da preoccuparsi, è tutto sotto controllo, il costone non corre pericolo, sono in contatto minuto per minuto con gli uffici, eccetera, eccetera. Rientrato nel Principato arriva la seconda ferale notizia, la situazione del costone è più seria del previsto e servono lavori  di consolidamento di lunga durata. Arriva la stagione estiva e autunnale e delle flotte di giapponesi in arrivo non si vede nemmeno l’ombra in quel di Tropea. I pochi in arrivo vengono subito immortalati a stringere la mano del Principe nel Palazzo del Principato.

Poi arriva l’autunno e mentre aspettiamo sempre qualche Samurai in arrivo, l’amico Robertino da Cusenza annuncia, bava e schiumazza alla bocca, che il Capodanno di Amadeus verrà fatto a Crotone, lui che fino a quel momento esaltava sempre  Tropea come capitale del turismo calabrese.

Infine arriva la tragedia delle tragedie con la nomina del nuovo prefetto Paolo Giovanni Grieco che spedisce subito una commissione d’accesso antimafia nel Principato. Il Principe inizialmente fa l’uomo istituzionale, dà il benvenuto alla commissione, poi giorno dopo giorno quando vede che quei commissari, novelli samurai Aduve Kojo Kojo, chiedono fascicoli su fascicoli, allora perde sempre più l’aplomb nobiliare e inizia a parlare, lui che è un… Principe, di violazione della democrazia, fino ad arrivare a parlare di leggi medievali. Da un Principe di un Principato le cui radici arrivano almeno fino all’anno mille, alla corte di Ruggero dei Normanni, uno scivolone simile non ce lo saremmo mai aspettati.

Il Principato viene sciolto, e i tanti monarchi che ne avevano assicurato la protezione scompaiono e piombano in un silenzio rumoroso. Il monarca del Vibonese Giuseppe Mangialavori che a queste latitudini dettava legge, è scomparso. Il Re delle Calabrie Rubertino da Cusenza, non pervenuto. In silenzio assoluto, cosa abnorme per uno che produce ettolitri di schiuma e bava alla bocca. Pensate che ieri ha persino incontrato Piantedosi e la parola “tropea” non gli è uscita nemmeno nelle nuvolette dei pensieri…

La regina dell’antimafia Wanda Ferro eletta in questo collegio, idem con patate. Quelli del Pd non parlano perché pensano a Bari e magari anche alle magagne di Cosenza comandata da Adamo e Incarnato che sono più impresentabili del Principe (arrassusia). Solo parte della Corte del Principe annuncia una manifestazione di piazza per il 30 aprile. E in fondo è comprensibile, per un Decaro qualunque a Bari si è mobilitato tutto l’arco progressista e per un Principe è giusto che si mobiliti tutta la Corte, dai monarchi a scendere ai marchesi, ai duchi – ve lo ricordate dica duca? – ai vassalli, valvassori, valvassini, plebe e popolino. Intanto Tropea dall’alto della sua bellezza e della sua storia guarda indignata questi eredi che vivono sulle spalle della sua bellezza. Così come si starà facendo grasse risate il professore Vallone, zio del Principe, che se avesse potuto l’avrebbe preso a calci in culo. Ma lei – Tropea – da Gran signora eterna, sarà sempre adorata e ammirata in tutto il mondo. Non si cura di loro ma guarda e passa. Sperando che dopo Rodolico e Macrì ne arrivi uno presentabile: incrociamo le dita…