Vibo. Tutto cambia perché nulla cambi: torna a casa, Vito!

Con la dichiarazione di voto a favore di Enzo Romeo del Pd da parte dell’avvocato Francesco Muzzopappa del terzo polo si chiudeva il cerchio sul ballottaggio di Vibo Valentia. L’ avvocato Muzzopappa ha prima dichiarato: “Noi siamo alternativi tanto al centrodestra, quanto al centrosinistra, però auspichiamo un cambiamento che può avvenire solo con Enzo Romeo. Noi siamo compatti, pur con sensibilità diverse”. Poi il giorno dopo ha sentito il bisogno di precisare che… “Ma attenzione non c’è stato alcun accordo con il centrosinistra. Non ho incontrato Romeo e non ho intenzione di farlo. Ho solo fatto un appello ai miei elettori, che non sono pochi, chiedendo loro di votare per lui, perché il mio obiettivo è il cambiamento e, in questo contesto, solo Romeo può offrire questa opportunità di voltare pagina”.

Poi Muzzopappa sottolinea: “Non solo non l’ho cercato, ma neppure sono stato avvicinato da qualcuno di loro. So invece che c’è chi sta cercando di interloquire con i miei candidati, che sono stati contattati in diverse occasioni. Una situazione che ritengo disdicevole”. Una precisazione che nessuno ha richiesto e che sa tanto di: “scusa non richiesta, accusa manifesta”. In latino: excusatio non petita, accusatio manifesta… O meglio: “chi si scusa si accusa”. E poi sarebbe interessante sapere chi è questo molestatore che infastidisce gli eletti del centro. Ma sembra che a molti in particolare stessero a cuore le 400 preferenze di Anthony Lo Bianco.

Dal cosiddetto fronte progressista l’unico intervento era stato quello di Francesco Colelli, segretario del Pd di Vibo che aveva affermato: “Quella operata dal centro, sotto la guida di Francesco Muzzopappa rappresenta una scelta di maturità politica. La coalizione terzopolista, infatti, decidendo di sostenere Romeo, ha dimostrato di voler puntare sulla vera e unica alternativa in campo a questa destra che da 15 anni disamministra la città. E bisogna riconoscere che lo ha fatto con straordinario senso di maturità politica, senza che alla base di tutto, come è accaduto in altre circostanze, ci fosse lo squallido balletto delle poltrone”.

Capiamo che la fretta di accaparrarsi i voti del cosiddetto centro fa sbiadire la memoria perché altrimenti Colelli avrebbe dovuto ricordare che il terzo polo nasce dalla rottura di Vito Pitaro, colonna portante per oltre 4 anni della giunta Limardo e del sistema di potere che ha affossato Vibo Valentia in questo ventennio. Anche qui abbiamo  la precisazione da nessuno richiesta. Sembra quasi un refrain concordato e ripetuto a vanvera. Come Totó con: “Vincenzo mi è padre a me”. Questa necessità da entrambe le parti di sottolineare  che non vi è stato alcun incontro fa nascere più di un sospetto, PUZZA DI ACCORDONE. 

Noi non sappiamo se fossero vere le voci circolate in queste settimane di incontri svolti segretamente per arrivare ad un accordo di sostegno reciproco in caso di ballottaggio di uno dei due candidati. Ma il risultato di oggi con Enzo Romeo netto vincitore fuga ogni dubbio. Quello che invece avevamo già chiaro era il perché di una campagna elettorale così moscia da parte di Enzo Romeo e della sua coalizione sui temi della lotta alla ‘ndrangheta. Vibo Valentia non è una città qualunque! E’ la città  epicentro negli ultimi  sei anni di tutte le operazioni principali della Dda di Catanzaro a partire dal processo Rinascita Scott. Un processo che ha visto, nonostante alcune clamorose assoluzioni di politici, emergere un mondo di contatti e rapporti promiscui tra certa politica e  mondo delle ‘ndrine e della massoneria deviata.

Negli ultimi mesi di campagna elettorale sono uscite le motivazioni della sentenza del processo Rinascita Scott, poi è venuto Diego Bianchi alias Zoro che ha acceso le luci della ribalta nazionale su questa realtà con la denuncia di una candidata del polo progressista di  Romeo sul pericolo  di ritrovarsi a sindaco di Vibo Valentia l’avvocato dei Mancuso, poi c’ è stata l’operazione della Dda a Reggio Calabria che ha toccato destra e sinistra insieme, altri episodi importanti si sono verificati. Su tutto questo nessun commento, nessuna analisi, niente di niente.

E mentre nessuno si sarebbe aspettato un commento da parte dei candidati di centro e di centrodestra, ci si sarebbe aspettata una campagna elettorale forte da parte del Pd e del M5S. Niente, niente, niente di niente. Nemmeno la foto da noi pubblicata del presunto incontro tra Lo Riggio (imprenditore borderline condannato a 17 anni in primo grado per il processo Rinascita Scott!) e Daffinà ha smosso le acque.

Niente di niente: ci aspettavamo commenti indignati e invece niente, niente di niente. Sembrava quasi che per un pugno di voti non si volesse infastidire un certo mondo. Questa tattica, dunque, ha pagato e Romeo è diventato sindaco di Vibo Valentia. In ogni caso rimarremmo  sempre nella logica politica del già visto, della vecchia politica, del cambiamento a parole per non cambiare nulla nella realtà. In ogni caso lo scenario sarà ben diverso da quello di Corigliano-Rossano dove vi è stato uno scontro vero tra il cambiamento e la restaurazione. Lì la limpidezza delle posizioni ha fatto rivincere Flavio Stasi, senza alcun accordo o accordone con forze non chiare e non limpide.

A Vibo la lotta è stata tutta incentrata tra Nicola Cosentino, dirigente della Regione Calabria, che era portato e sostenuto da tutto il sistema di potere della regione e su cui ha puntato Roberto Occhiuto. Qui anche i dissapori dell’onorevole Mangialavori e dell’ex sindaco Maria Limardo sembrava fossero rientrati. IL POTERE è POTERE.  E grazie a questa specie di accurduni sarebbe pure andata a finire che Lui è il nuovo…

Sull’altro fronte c’era lo schieramento cosiddetto progressista, a cui si è aggiunto quel pezzo di sistema di potere rappresentato da Vito  Pitaro che ha attraversato tutti gli schieramenti politici a partire da Rifondazione comunista, attraversando il Pd e arrivando al centrodestra per poi fare ritorno alla casa madre. Almeno nel voto del ballottaggio. D’altronde di che meravigliarsi… Vito Pitaro era assessore alle politiche sociali nell’ultima giunta di centrosinistra, quella di Franco Sammarco. Nella stessa giunta c’era Antonino Daffinà come vicesindaco, oggi braccio destro di Robert Occhiuto, e Assunta Achille, moglie di Enzo Romeo. Noi avremmo preferito una strada diversa anche a Vibo. Non si mettano sullo stesso piano le due realtà. C’è una differenza come tra la Spagna dell’altra sera e l’Italia di Spalletti. La Spagna sarebbe Flavio Stasi, l’Italia Enzo Romeo…

Certo, meglio lui che il ronzino di Occhiuto. Ma ci sembra che  tutto cambia perché nulla cambi. E la partita si è giocata tra le fazioni contrapposte con la maggioranza dei cittadini vibonesi che se ne sono andati al mare o in montagna. Perché in questo panorama desolante la gente perbene ha concluso così: tanto destra o sinistra che cambia? Nulla, solo il direttore, la musica sarà sempre la stessa.