Sei persone sono indagate nel Crotonese e a loro carico sono state emesse ed eseguite delle misure cautelari che riguardano sia l’arresto in carcere che ai domiciliari, oltre che l’interdizione all’esercizio della professione. Le accuse contestate, a vario titolo, sono di associazione per delinquere di matrice ‘ndraghetista, di associazione a delinquere per la frode fiscale, di riciclaggio, impiego di utilità di provenienza illecita, trasferimento fraudolento di valori e, infine, usura ed estorsione.
In particolare, per una persona, Mario Esposito (68enne di Isola Capo Rizzuto) si sono spalancate le porte del carcere; un’altra, Lorenzo Marrelli (49enne di Crotone), è stata sottoposta ai domiciliari col divieto anche di esercitare attività d’impresa; altre due, Antonio Franco (46enne), ed Antonio Costantino (40enne), entrambe di Isola, sono state raggiunte dall’obbligo di dimora e anch’esse dal divieto di esercitare attività d’impresa; infine, per le ultime due, Francesco Quattromani (51enne) e Andrea Valenti (39enne), tutti e due del capoluogo, è scattato il divieto temporaneo di esercitare la professione di ragionieri, consulenti o commercialisti. Il totale è però di 56 persone indagate.
L’inchiesta, chiamata in codice “Krimata”, fa ipotizzare agli investigatori che il principale indagato, Espostio, finito tra le sbarre, appartenga alla cosca di ‘ndrangheta degli Arena-Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto, e che abbia promosso e diretto un presunto gruppo a cui avrebbero preso parte anche imprenditori e commercialisti di Crotone e Isola Capo Rizzuto, quest’ultimi sottoposti rispettivamente ai domiciliari, all’obbligo di dimora e al divieto temporaneo di esercitare l’attività professionale ed imprenditoriale.
Gli inquirenti sostengono esistesse quindi un “meccanismo illecito” realizzato tramite delle imprese cosiddette cartiere che operano nel settore edile, anche intestate a prestanome, che avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre cinque milioni di euro, consentendo alle società utilizzatrici delle stesse di generare un notevole risparmio d’imposta, un importo stimato in circa due milioni di euro.
Il collaboratore di giustizia Giuseppe Giglio in data 3-5-2016 riferisce: “Conosco Mario Esposito, ne ho sentito parlare fin dai primi anni ’90 da Pasquale Riillo. Tra il ’91 e il ’92 ho contratto un debito a tasso usurario con Franco Papaleo e il Riillo mi avvisava della caratura criminale del Papaleo facendomi intendere le conseguenze di un mancato rispetto degli accordi usurari. In questo contesto Mario Esposito era una persona importante in seno al gruppo Arena per conto del quale era legittimato a parlare. Ho rivisto Mario Esposito intorno al 2005 perché Francesco Riillo mi ha chiesto di aiutarlo ad avere un’apertura di linea di credito presso l’Unicredit di Viadana. Mi sono adoperato per il tramite di mie entrature assicurandogli uno scoperto, mi pare, di 30mila euro ed uno sconto fatture. Mario Esposito stava intraprendendo attività edili, anche importanti, mi pare nella zona di Pisa. Anche a Milano aveva cantieri. Intorno al 2008 stavo ordendo fallimenti, per così dire, della Comit e della Moter. Per fallimenti pilotati intendo l’acquisizione di materiali sfruttando l’avviamento soggettivo con la finalità di distrarre quanto acquistato.
Avevo acquistato una importante fornitura di marmo Carrara quando Mario Esposito mi raggiunse per dirmi che non potevo approfittare dell’azienda che mi aveva venduto il marmo perché era vicina ad amici reggini. Sulla scorta di questa indicazione ho consentito il recupero dei marmi che avevo appena ritirato e che dovevo vendere in nero in modo da iniziare le distrazioni dei fallimenti pilotati.
Mario Esposito gestisce, sul lungomare di Crotone, un bar che si chiama “Florida” che frequentavo quando tornavo in città. Proprio attraverso la frequentazione di questo bar ho potuto apprendere degli affari che, nell’ultimo periodo, sta gestendo Mario Esposito. Si avvale di prestanome per la gestione delle sue imprese, tra i quali il fratello.
Mario Esposito, che continua ad essere rispettato ‘ndranghetisticamente in Isola Capo Rizzuto e in tutta la Calabria mediana, è molto legato a tale Marrelli, per conto del quale ha ristrutturato una clinica e un opificio per la lavorazione dei cereali che lo stesso Marrelli ha acquisito, all’asta, in conseguenza del fallimento dei fratelli Esposito, che non sono però parenti di Mario. Esposito, dal canto suo, assicura a Marrelli l’acquisto a buon mercato del raccolto di frumento che viene impiegato da Marrelli come combustibile per una centrale che produce energia…”.
La ristrutturazione della clinica di Marrelli, “Villa Giose”, è stata effettuata da Esposito per il tramite di sue aziende amministrate da prestanome. In relazione al rapporto con il medico-imprenditore di Crotone, il Giglio ha rivelato che l’approvvigionamento di materie prime, per la produzione di energia elettrica da parte dell’opificio (inserito nell’azienda le “Verdi Praterie”, riferibile al Marrelli), era sempre curato da Mario Esposito, il quale era in grado di reperirle a buon mercato grazie ai suoi contatti.