“Basso profilo”. I servitori infedeli dello stato: Antonello Formica da Settingiano

Antonello Formica

“Basso profilo”, istruzioni per l’uso. I servitori infedeli dello stato: Antonello Formica

Era prevedibile che, prima o poi, l’ascia della giustizia, quella del procuratore Gratteri, si abbattesse sul sistema delle collusioni e delle complicità fra politica ed imprenditoria in odore di ‘ndrangheta. Quello che appare più stupefacente è il silenzio, l’altro non degli indagati, della società civile e dei livelli della politica anche locale che tacciono, lasciando campo libero e urlo diffuso agli altri pezzi del puzzle, quelli contigui ai tanti colletti bianchi, che si riscoprono garantisti e che continuano il loro attacco nei confronti di Nicola Gratteri.

Quello che emerge nuovamente dall’operazione Basso profilo si chiama “fedeltà” intesa come quel vincolo, che dovrebbe essere invalicabile, che connota e caratterizza l’autorevolezza dello Stato e tutti i suoi apparati non escluse le Forze dell’Ordine. Questo è uno dei tanti punti dolenti che strappano il valore della fedeltà, mettendo in chiaroscuro lo stesso operato dei tanti servitori dello Stato, quelli delle Forze pubbliche, dove la presenza di soggetti infedeli, sporca la coscienza e abbassa il grado di fiducia dei cittadini stessi, quello che resta sempre alla base del riconoscimento di un valore che sia autentico.

Allora il ragionamento del procuratore Nicola Gratteri diventa sempre più stringente e tristemente vero, perché in ogni operazione della Magistratura catanzarese emergono pezzi di società inquinata da rapporti troppo stretti fra la politica, la ‘ndrangheta, la massoneria, il sottobosco della politica, i colletti bianchi e la benevolenza sfacciata di alcuni componenti delle Forze pubbliche, senza dimenticare quella parte di magistratura corrotta e troppo spesso sodale con pezzi dell’avvocatura catanzarese, sempre pronta però ad indignarsi e difendere l’autonomia della magistratura e la loro funzione…

Sono queste le “istruzioni per l’uso” che vengono fuori dopo ogni attività investigativa posta in essere dalla procura del dott. Gratteri, è il manuale che sempre si ripropone, dove però manca sempre la domanda fondamentale: come si difende il valore e l’indipendenza del potere giudiziario, senza difendere prima il valore della fedeltà?

Questa è la domanda che non ha ancora risposta, fatto salvo quella che offre il dott. Gratteri con la sua azione di bonifica, perché non affrontare per strategia e per complicità diffuse la domanda con azioni serie rispolverando quella dottrina intransigente ci porterà sempre ad una deriva criminale di ogni azione, anche di quella che si ritiene la più trasparente e cristallina. E’ il valore della fedeltà di cui tutti dobbiamo riappropriarci, quello che è nei fatti l’architrave e la ragione nobile di ogni azione di governo su cui si basa una democrazia, quella che si manifesta attraverso tutti i suoi percorsi, inclusi quelli che si definiscono organi dello Stato. Avremmo così una ragione in cui credere, senza dover essere sempre spettatori, come cittadini, del malcostume e del malaffare che si insinua nei gangli della magistratura, anche quella della città di Catanzaro e dei diversi esponenti dell’ordine degli avvocati, dove tanti e troppi sono i personaggi borderline, che disinvoltamente camminano a braccetto con la ‘ndrangheta e con gli infedeli delle Forze pubbliche e con i colletti bianchi che hanno la loro radice nella massoneria, che sia deviata o meno.

Questo è quello che ormai da troppo tempo chiamiamo il sistema Catanzaro, che annulla il presunto valore di isola felice della città capoluogo di regione che si è disvelata come un letamaio diffuso, fatto di dimenticanze, di complicità, di denaro e di tanta malavita, magari con toga o con le mostrine.

Ritorna allora il valore della sostantivo “fedeltà”, quello che nella sua accezione resta una virtù, un impegno morale che una comunità riconosce come un vincolo nell’agire dei singoli attori. Questo è quello che è mancato e manca come rete di sicurezza e l’operazione Basso profilo la mette a nudo nella sua disarmante evidenza.

Ritornando alla realtà dei fatti senza disperderci in valutazioni che al momento restano nel solco della filosofia, c’è un dato sul quale vogliamo soffermarci, quello che le persone attinte dall’azione della procura di Catanzaro sono 81 e che il dato più significativo è che la scossa del terremoto è solo la prima, alla quale necessariamente ne seguiranno altre, quelle di assestamento che avranno una potenza più devastante della prima…

Al centro della vicenda c’è l’imprenditore Antonio Gallo, che la procura di Catanzaro indica: «essere addentro a un sistema contrassegnato da meccanismi volti ad alimentare le casse dei clan interessati attraverso metodiche illecite». Emergono le relazioni del Gallo con appartenenti al clan di S. Leonardo di Cutro (KR), con le cosche Trapasso-Mannolo-Falcone, con il locale di Cirò Marina, con il locale di Cutro, con  la ‘ndrina di Bagnato di Roccabernarda (KR), con quella di Vallefiorita (CZ) dei Bruno, dei Pane-Iazzolino di Belcastro e Sersale, con quelle reggine dei De Stefano, degli Ursino-Jiritano-Macrì di Gioiosa Jonica (RC) e con Ferrazzo Mario Donato di Mesoraca (KR). Ma la procura di Catanzaro aggiunge: «Inoltre, verrà all’evidenza una stupefacente rete relazionale con personaggi della pubblica amministrazione, delle Forze pubbliche e della politica, nella quale sono state censite diverse fattispecie di reato».

Il profilo imprenditoriale di Antonio Gallo, oltre ad emergere dall’attività di indagine, si rafforza dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia che per la loro profonda conoscenza della ‘ndrangheta hanno dato fornito particolari e riscontri all’indagine. Significativa è la dichiarazione resa il 14 novembre 2019 da Dante Mannolo che afferma: «conosco Gallo Antonio di Sellia, che ha una impresa di antiinfortunistica di fronte al bar Chantilly. Aveva 3 o 4 dipendenti ed era una persona molto attiva. Si diceva che fosse legato a Falcone Carmine e poi che fosse legato ai Trapasso. Quello che è emerso su di lui nella operazione Borderland è vero. Non ritengo che fosse intraneo alla ‘ndrangheta, ma certamente che gravitasse nella sua orbita (come se “si strofinasse” a quegli ambienti). Conosco il padre che veniva a mangiare con cadenza quotidiana al mio locale a Simeri. Lui mi diceva che il figlio era una persona molto impegnata. Certamente comunque per poter vivere lì e svolgere un’attività imprenditoriale di quel tipo bisognava rapportarsi alle famiglie dominanti. So che ha una attività commerciale in Emilia Romagna».

Antonio Gallo sapeva di essere oggetto dell’attività investigativa da parte della procura di Catanzaro già dall’agosto 2017 in ordine all’indagine Borderland, quale soggetto riciclatore di proventi illeciti della cosca Trapasso, con particolare evidenza agli approfondimenti fiscali in essere a suo carico. E’ evidente la preoccupazione di Gallo anche in relazione alle dichiarazioni eventuali dei collaboratori di giustizia, che avrebbero certamente messo in campo la sua conoscenza e frequentazione di ambienti di ‘ndrangheta. Ha sete di sapere, di essere informato su come si evolvono le indagini a suo carico, sono queste notizie di vitale importanza ed è per questo che ricorre all’aiuto del maresciallo dei Carabinieri Antonello Formica e del maresciallo della Guardia di Finanza Ercole D’Alessandro. Con D’Alessandro e Formica, il Gallo parla spesso di dinamiche criminali allo scopo di confrontarsi, tranquillizzarsi ed apprendere “anticipatamente” notizie su indagini in corso o di imminente avvio.

Le informazioni sono vitali per la sopravvivenza della rete messa in piedi con le cosche di ‘ndrangheta e che vede in Gallo il punto di riferimento, è sempre lui che narra e dice di alcuni aspetti, visto che ne ha la conoscenza indiretta, dell’operazione Kyterion, per come ammette di conoscere bene altri esponenti apicali della ‘ndrangheta crotonese, Nicola Grande Aracri alias “mano di gomma” e Carmine Arena, i quali sempre a sui dire “stravedevano” per lui.

Si informa e si confida con gli “amici” delle Forze dell’Ordine, in particolare con il maresciallo dei Carabinieri Antonello Formica, al quale confessa di avere rapporti diretti e stretti con Carmine Falcone, appartenente alla cosca Mannolo-Trapasso-Falcone, per come racconta sempre a Formica che stava prendendo le distanze da Falcone Carmine evitando di incontrare lui e la sua famiglia o ospitarli presso il suo ufficio dell’antinfortunistica di Sellia Marina.

Il maresciallo dei Carabinieri Antonello Formica, amico, confidente ed informatore di Antonio Gallo, ritorna come un mantra quando la scenografia è a tinte fosche, quando il mondo è quello di mezzo ed in particolare quando la linea di confine fra il lecito e l’illecito è labile. L’avevamo già incontrato nelle nostre inchieste e specificatamente quando nell’indagine Rinascita-Scott il comune di Settingiano (CZ) dove ricopre il ruolo di vicesindaco, era stato lambito per l’esistenza nel perimetro territoriale del ristorante l’Orso Cattivo, sede delle riunioni delle logge in correlazione alla posizione dell’avvocato Giancarlo Pittelli.

Da questo fascicolo d’indagine appare che proprio Formica abbia avuto relazioni con tale Giuseppe Grande, imprenditore massone definito il “re del pellet di Amato”, che una volta caduto in disgrazia economica, fu costretto ad espatriare in Albania, scaricato dalla loggia, come peraltro ha fatto Stefano Bisi, Gran Maestro del GOI con Giancarlo Pittelli.

Fra le frequentazioni di Antonello Formica, atti dell’inchiesta Rinascita Scott, c’era il colonnello dell’Arma Giorgio Naselli, quello che era in rapporti con l’avvocato Giancarlo Pittelli, giocatore amatoriale nelle partitelle a calcetto della Catanzaro che conta e che frequenta l’assemblea cittadina. Ma c’è anche un altro ufficiale dell’Arma, sempre amico di Antonello Formica, il colonnello Francesco Merone, quello che cercava di usare i buoni uffici di Pittelli per entrare nella Massoneria. La Massoneria è un altro punto di approdo della carriera del maresciallo dei Carabinieri Antonello Formica, il suo nome viene fuori da una indagine del 2011 della procura di Catanzaro – ante Gratteri – sparita stranamente dai radar della legalità senza un perché… Quella che oggi sarebbe un altro valido riscontro delle parole del dott. Gratteri quando punta il dito sui “servitori dello stato” non troppo fedeli, anzi diciamo infedeli, quel valore negativo riscritto in questi giorni nell’operazione Basso profilo.

E’ sulla spiaggia di Caminia al lido Blanca Cruz che giorno 10 agosto 2017, Antonio Gallo confessa al suo amico protettore Antonello Formica, maresciallo dei Carabinieri in servizio presso il Comando Legione Carabinieri Calabria di Catanzaro, la sua vicinanza alla cosca Mannolo-Trapasso-Falcone, come si evince dall’intercettazione:

GALLO Antonio dice a FORMICA di essere stato convocato da CERMINARA di Tiriolo (verosimilmente appartenente alla Polizia di Stato, ndr.).

FORMICA non afferra subito il discorso e chiede ad Antonio se sia stato convocato in Questura e continua dicendo: “AMORE MIO SE NON LE SO LE COSE NON E’ CHE POSSO…inc…”.

GALLO riferisce che è arrivata la chiusura delle indagini preliminari relativa all’operazione “Borderland” e che ha richiesto l’interrogatorio nel termine dei 20 giorni. Antonio dice di essere stato chiamato in Questura e che li sono stati anche abbastanza tranquilli tant’è che hanno fatto anche correggere anche la relazione di Piero (verosimilmente il proprio legale, ndr.).

FORMICA chiede chi sia il P.M.

GALLO risponde che trattasi di CAPOMOLLA e FORMICA replica dicendo che questi è uno preciso, uno tosto e che non è un bambino.

…il dialogo fra i due continua.

FORMICA dice a GALLO: “… hai visto dove è BOMBARDIERI (già Procuratore Aggiunto D.D.A. Antimafia di Catanzaro)?;

GALLO gli risponde di si.

GALLO dice che deve riuscire a chiudere la sua ultima operazione e dovrà vedersi con Bernardo (COLAO, ndr.). FORMICA chiede se non lo avesse già fatto prima e GALLO gli risponde che ora lo sta facendo in quanto hanno già avviato il processo che nel giro di 5 (cinque) mesi terminerà o con il totale rilevamento da parte di Bernardo (COLAO, ndr.) o con il totale rilevamento da parte dello stesso Antonio.

FORMICA gli consiglia di fargli prendere l’azienda a Bernardo e chiede quanto deve dargli. GALLO risponde che se Bernardo vuole l’azienda dovrà dargli la somma di euro 300.000 in quanto patrimonializzata nonché avanza da Bernardo ancora soldi vecchi. GALLO auspica che se Bernardo gli lascia la Società (la società NEW Clean srl), la gestirà lui da solo e tranquillamente e beatamente aggiungendo che lo stesso Bernardo della società non sa una “minchia” e che quella gente è meglio perderla che trovarla. GALLO dice che non appena recupererà i 300.000 euro, estinguerà tutti i mutui che ora sta pagando visto che è stato messo in cattiva luce con la B.N.L.

GALLO dice che l’interrogatorio lo ha segnato ancora di più e lo ha fatto diventare ancora più puro come persona.

GALLO Antonio: a Carmine… a Carmine l’ho cacciato fuori l’altro giorno.

FORMICA Antonello: chi è Carmine?

GALLO Antonio: Carmine FALCONE.

FORMICA Antonello: FALCONE?

GALLO Antonio: …inc…

FORMICA Antonello: un’altra volta… dieci volte che lo cacci fuori

GALLO Antonio: e torna e passa…in azienda non dovete mettere più piede, fuori al cancello devono stare…mi sono, mi hanno rotto i coglioni tutti…

FORMICA Antonello: ma che vogliono da te? Vogliono qualcosa.

GALLO Antonio: no che vogliono da me rompere i coglioni.

FORMICA Antonello: solo di conoscerti, venire là, venire a parlare a fare.

GALLO Antonio: si venire a sapere a fare che fai che non fai…già ho avuto problemi io…inc…comunque era bravo quest’ispettore di Tiriolo, Cerminara…

FORMICA Antonello: conosco.

GALLO Antonio: molto bravo, sapeva tutto comunque…

FORMICA Antonello: intercettazioni cose…

Riassumiamo. Gallo conferma e confessa le sue frequentazioni ad un ufficiale di PG, il maresciallo Antonello Formica, che nella sua “fedeltà”, si informa, consiglia e tace. Questi sono in grande sintesi di “servitori infedeli dello stato”, quelli più volte richiamati dal procuratore Nicola Gratteri, per i quali, sempre mutuando le sue di parole, ci vorrebbe un supplemento di ferocia.

C’è la conferma dell’attitudine di Gallo a legarsi a terze persone, come si evince con il maresciallo dei Carabinieri Antonello Formica che era stato in servizio presso il Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Sellia Marina, prima del suo trasferimento al Comando di Catanzaro.

Si dimostra che i rapporti fra i due siano eguali a quelli che il Gallo intratteneva con l’allora maresciallo della Guardia di Finanza, Ercole D’Alessandro, sono rapporti anomali anche per il fatto che l’ufficiale di PG Formica sapesse bene chi fosse il proprio interlocutore, ne conoscesse le vicissitudini giudiziarie, tanto da spingersi a rivelare allo stesso Gallo di essere sottoposto ad attività intercettive, tanto da informarlo di aver collocato lui stesso, il Formica, dei meccanismi per attività intercettive sui mezzi in uso del Gallo.

Sottolinea proprio la procura di Catanzaro in riferimento al Formica: «quel che connota negativamente il rapporto tra i due è la mancanza del necessario distacco di un ufficiale di polizia giudiziaria da un soggetto che in periodo storico era stato interessato dalla indagine Borderland…».

Sono ampie e conosciute da Formica le frequentazioni del Gallo, quelle che non suscitano ne scandalo, ne l’attivazione di quelle pratiche che attengono al suo ruolo di ufficiale di polizia giudiziaria, tanto che sempre la procura di Catanzaro sottolinea anche il comportamento spregiudicato del maresciallo Formica, tanto che è sua attitudine a intervenire su pattuglie di polizia per invitare loro a non elevare verbali per contravvenzioni al codice della strada.

Formica è un gran chiacchierone, informa puntualmente Antonio Gallo sui dettagli che lo interessano, pur sapendo dell’attitudine del suo amico di disporre ed usare in termini negativi dell’appoggio di personaggi che ricoprono incarichi istituzionali. Le sue informazioni hanno rivelato al Gallo di essere sottoposto ad attività di intercettazione sia sulle utenze fisse e mobili, che su quelle del padre Francesco, oltre che su due veicoli nella sua disponibilità.

La rivelazione dei segreti di ufficio attinenti alla sua attività quale maresciallo dei Carabinieri, delinea compiutamente il modo di agire di Antonello Formica, che nelle sue soffiate compiacenti nei confronti del suo amico Gallo, lo informa avendo conoscenza del rapporto con Glenda Giglio, dell’attività posta in essere dalla Guardia di Finanza, sia sulla Giglio stessa, che sul marito Natale Figorilli anche in relazione alla vicenda dell’Istituto di Vigilanza.

Questo è il quadro che emerge riguardo ai servitori dello Stato infedeli, come Antonello Formica, che era stato già intercettato e che ricopre anche un ruolo istituzionale nel comune di Settingiano, dove non sarebbe davvero una cattiva idea, tanto che – lo suggeriamo proprio alla Prefettura di Catanzaro – sarebbe il caso di disporre un accesso antimafia proprio sull’ente locale, dove le frequentazioni pericolose non solo non si sono fermate ma continuano alla grande perché Formica, da vicesindaco adesso è diventato addirittura sindaco e… c’è anche  molto altro, purtroppo.