Calabria, cosa fa la Regione per l’emergenza sociale?

Nell’ultima seduta della Giunta Regionale della Calabria, sono stati deliberati, per il solo anno 2020, circa 4,2 milioni di euro in dotazione aggiuntiva alle borse di studio. La totale copertura delle richieste di borsa di studio è sicuramente una notizia da accogliere positivamente ma, allo stesso tempo, crediamo fermamente che questo intervento non basti per fronteggiare l’emergenza in atto.

La progressiva riduzione della quota di finanziamento, messa a disposizione dalla Regione, ha riportato alla ribalta la figura dell’idoneo non beneficiario. Essendo le borse di studio garantite per merito, non a tutte e tutti viene garantito il giusto sostegno. In molti infatti risultano esclusi, pur continuando a vivere situazioni di disagio. Spesso molti studenti e molte studentesse non riescono a reggere il serrato ritmo degli esami, perché costretti a lavorare per sostenere le spese di vitto e alloggio.

In un momento di tale crisi economica e sociale, in cui l’offerta di lavoro è in costante diminuzione e le spese da affrontare rimangono in essere, nonostante molti e molte di noi si trovino nei propri comuni di residenza, come si pensa di intervenire concretamente?
Apprendiamo dalle parole dell’Assessora Savaglio dell’intenzione della Giunta Regionale della Calabria di rimodulare la legge che regola il diritto allo studio. Speriamo che questo proposito si concretizzi in modifiche che tengano conto delle reali esigenze e dei reali bisogni delle studentesse e degli studenti.

L’assessora ha sottolineato la volontà di attuare politiche volte a ridurre l’emigrazione delle intelligenze meridionali verso gli atenei del nord. Bisogna investire urgentemente, attraverso risorse cospicue sull’istruzione, e non secondo quella che è la logica del regionalismo differenziato, che mantiene sempre di più le regioni del Sud in secondo piano.
L’Università della Calabria e gli altri atenei calabresi rischiano di ricevere ancor meno interesse, elemosinando i fondi e dovendo attenersi sempre alla lista d’attesa che crea la figura dell'”idoneo non beneficiario”.

Solo attraverso queste misure, potremo evitare di vedere partire verso il nord tanti altri nostri coetanei e tante altre nostre coetanee, alla ricerca di una maggiore qualità dell’offerta formativa. Abbiamo ancora impresse negli occhi le immagini dei grandi assembramenti di persone, nei pressi dell’autostazione di Cosenza, alla fine delle vacanze natalizie, pronte a ritornare al nord.

Come si intende realmente sopperire ad una problematica molto sentita come quella dell’emigrazione? Quali misure si intendono attuare? Pretendiamo chiarezza in merito.
Apprendiamo che nell’ultimo Consiglio Regionale è stato proposto un emendamento alla legge di bilancio che riguarda lo stanziamento di 3.000.000 di euro a sostegno delle famiglie degli studenti e delle studentesse fuorisede. L’emendamento prevede che entro una settimana dall’approvazione del bilancio, la Giunta preveda un bando con le modalità di assegnazione dei contributi. Crediamo che se si bloccassero i pagamenti degli affitti e delle utenze le famiglie potrebbero spendere questi fondi per sopperire ad altre difficoltà che si evidenzieranno durante la Fase-2 dell’emergenza coronavirus.

Questo lo ribadiamo con forza a maggior ragione dopo il discorso del presidente del consiglio Giuseppe Conte che, per l’ennesima volta, non ha detto una parola su misure come il reddito di quarantena. Auspichiamo dunque che questi fondi vengano erogati ed allo stesso modo che gli affitti e le utenze vengano bloccati.
A tal proposito, preso atto della recente disponibilità del Rettore Nicola Leone a confrontarsi con gli studenti e con le studentesse, chiediamo allo stesso una presa di posizione riguardante la questione del blocco degli affitti e delle utenze.

Vogliano inoltre sollecitare il Rettore Nicola Leone a riportare le istanze nate dai bisogni degli studenti calabresi all’attenzione dell’organo del CRUI, che riunisce i rettori delle università Italiane. Organo che in questa fase dovrebbe sostenere il diritto all’istruzione, che non sembra essere una priorità per il governo.
Riteniamo infatti che l’istruzione debba essere considerata come una priorità non sacrificabile sulla quale in questo momento si deve investire tanto a livello nazionale quanto a livello regionale e locale.

Collettivo Progetto Azadì – Unical