Calabria, sanità allo sbando. Tra scafisti e malandrini spunta… Giacomino Brancati!

La notizia era certa e non il pesce d’aprile, più che scontata nel solco della tradizione regionale e della promozione degli erranti, quelli che più capre sono più scalano la graduatoria: ecco perché Giacomino Brancati da oggi è il nuovo direttore generale della sanità calabrese. Se in Calabria i vaccini Covid sono “sicuri” per i politici e per gli amici degli amici, anche le promozioni diventano come i vaccini: sicure!

Questa è la regola, che diventa ancora più granitica quando si parla del Dipartimento alla Salute della Regione Calabria: è qui che la politica diventa sostanza e si trasforma in oro. In queste stanze che gestiscono la fetta più ricca del bilancio regionale le capre diventano dirigenti; si misura la forza protettrice degli amuleti appesi al collo; si trasformano gli scafisti (cit. Spirlì) in imprenditori sanitari con buona pace degli “usceri” di Carnevale e le residenze estive. Però Spirlì forse ancora libero dai tutori di maggioranza, continua a parlare di scafisti e malandrini in sanità, chissà perché?

Già, il presidente facente funzioni Spirlì, ormai arcinoto per le sue piroette, le dichiarazioni che smentisce e rincorre come le diagonali tracciate sul palcoscenico, continua ad usare, come ha fatto nella inutile sceneggiate degli “stati generali” sulla sanità, i termini “malandrini” e “scafisti”, riferendosi a quanti ancora oggi si arricchiscono con i fondi della sanità calabrese, facendo la pernacchia alla malattia. Noi ci domandiamo: ma Spirlì c’è o ci fa? Sì, perché se è un problema, diciamo di connessione, allora ha un senso la nomina di un tutore come stanno pensando i suoi compagni della Lega 49 (come i milioni rubati), Forza Italia & Mafia, Fratelli di ‘ndrangheta (ops d’Italia) e CdL (Casa dei Ladroni).

Se, invece, non c’è un problema di connessione in Spirlì, allora aspettiamo di vederlo con il petto scoperto e villoso, esposto al vento a mo’ di sfida contro il malaffare della sanità regionale (i malandrini scafisti), magari sguainando lo spadone di Alberto da Giussano dalla sua borsa griffata Louis Vuitton. Riuscirà il prode Spirlì a tagliare la testa dei draghi Morrone, Citrigno, iGreco, Potestio/Occhiuto e Parente e di tutto il sottobosco “malandrino” che ha residenza nel centromafia, pardon centrodestra calabrese? Noi crediamo di no, perché ancora prima che si rifaccia il trucco, sarà imbalsamato e consegnato a futura memoria…

Ecco perché la Regione Calabria è diventata il palcoscenico delle commedie dell’arte di Spirlì, mentre nel backstage i deviati e gli illuminati ignoranti organizzano le loro rivoluzioni, a garanzia degli amici “malandrini” e degli “scafisti” della sanità regionale, nella logica della massomafia. Quello che stiamo dicendo non è fantasia, si legge negli atti e nei percorsi ormai tracciati, quelli che oggi avranno la firma di “Giacomino” ed il sigillo del ferro di cavallo!

Ma, prima ancora di parlare di Giacomino Brancati e della favola del fagiolo magico, vorremmo domandare al presidente facente funzione Spirlì: chi sono per lui gli scafisti e malandrini che mandano i calabresi a curarsi fuori regione? Se, nella sua attività istituzionale ha avuto modo di sedersi accanto a loro, nelle riunioni di coalizione? Perché i dirigenti della sanità calabrese che siedono nelle stanze del dipartimento, vanno a curarsi fuori regione?

Ciò detto appare chiaro che i malandrini ci sono e sono anche seduti nel Dipartimento alla Salute, dove a dirigere è stato chiamato, Brancati che andrà in pensione il prossimo mese di settembre, ma che soprattutto nel suo trascorso ha una revoca dell’incarico come dg dell’Asp di Reggio Calabria. La famosa Asp il cui debito è talmente enorme da non conoscerne i confini, come il regno di Carlo V d’Asburgo sul cui regno “non tramontava mai il sole”.

Ecco che la malandrineria di cui parla il presidente f.f. Spirlì è allocata nella Regione Calabria, dove viene nominato a direttore generale del Dipartimento alla Salute, un dirigente prossimo alla pensione – si sta facendo un favore per il compenso della prossima pensione? –  e che in particolare si ricollega all’accesso antimafia nell’Asp di Reggio Calabria, quando l’ex commissario Scura si autonominò direttore generale, chiedendo la rimozione di Brancati, per la vicenda delle doppie fatturazioni e del mancato accreditamento e accertamento di strutture sanitarie private, insomma la solita vecchia storia della sanità calabrese.

Ma, come nella favola del “fagiolo magico” il dg Giacomino Brancati ha capito che la sanità è la gallina dalla uova d’oro, ecco perché lui continua a suonare l’arpa dell’orco Gianni: “Ucci, ucci, sento odor di cristianucci”. Le sue fortune si incrociano e si trovano nei fascicoli dell’operazione Farmabusiness, che ha portato l’allora presidente del Consiglio Regionale, Mimmo Tallini alle dimissioni dall’incarico, ma che ha svelato come la malattia in Calabria sia solo strumento per le carriere dei dirigenti regionali e per le tasche degli imprenditori, molte volte in odore di mafia, della sanità che insieme ai politici dal doppio ruolo, sono e restano la massomafia che governa la Calabria.

E’ il famoso affare che doveva lucrare sui malati oncologici e che aveva spinto Domenico Scozzafava “l’antennista” come lo definiva dopo il suo arresto Tallini, che è l’anello di congiunzione fra ‘ndrangheta, politica ed affari, per un ritorno di qualche centinaio di milioni, dove la leva politica è anche passepartout per le carriere dirigenziali nella regione. Che lo faccia di sua sponte o meno, è Tallini – affiora dall’indagine Farmabusiness – a procurare un incontro a due emissari del Consorzio Farma Italia con Rosa Maria Rizzo, responsabile dell’Unità operativa Farmacie del Dipartimento Tutela della Salute. La Rizzo dall’inchiesta ne esce più che bene: è un osso duro, sente puzza di bruciato e fa ostruzionismo.

Ma “l’intervento di Tallini spianerà ogni asperità” e “farà addirittura ‘spostare una montagna’, vale a dire che utilizzando il suo potere di assessore regionale riorganizzerà il Dipartimento interessato, facendo sì che una persona ‘gradita’ potesse assumere l’atto autorizzativo”. Nell’ordinanza, il gip quindi evidenzia che, proprio su proposta dell’allora assessore al Personale, Giacomino Brancati diverrà il Dirigente dell’Area Lea del Dipartimento della Salute, quella da cui dipende l’Unità operativa Farmacie. Brancati – per completezza e correttezza di informazione – non sarà indagato, mentre a morire è la speranza dei calabresi per una sanità giusta, dove la parola LEA, rimane un pugno in faccia ed uno sputo al futuro.

Così nel coro dei ferri di cavallo l’amuleto di Brancati, gli scapolari mariani del presidente f.f. Spirlì, la sanità continua a sprofondare nel mare magnum della massomafia, dove tutti si stanno riposizionando e da dove ripartono i tentativi di sistemazione dei pupilli di famiglia, di tutte le famiglie politiche regionali e di tutti i colori, mentre la gente muore di Covid, di malattia e di fame…