Cosenza. Restauro dell’opera “Catena spezzata”: ma dove sono le autorizzazioni?

Nella giornata di ieri abbiamo pubblicato un post del restauratore di beni culturali cosentino Gianluca Nava, che denunciava come il Comune avesse affidato il restauro dell’opera Catena Spezzata a un’impresa locale senza requisiti.

dalla pagina FB di Gianluca Nava, restauratore di beni culturali

Apprendo dalla stampa, desolato, affranto e basito, che l’amministrazione comunale di Cosenza, avrebbe affidato “le cure” dell’opera CATENE SPEZZATE di Amerigo Tot, a titolo gratuito, ad impresa locale, che non possiede affatto i requisiti prescritti dal Codice dei Beni Culturali, per intervenire su questo tipo di opere. La gratuità dell’intervento poi, non esime l’Ente pubblico al rispetto delle norme!!! Non serve, nel caso de quo, che possa mancare la dichiarazione di interesse (per il conseguente vincolo), per poter “saltare a piè pari” gli obblighi dei cittadini e degli amministratori. Amerigo Tot, infatti, è notoriamente artista di fama internazionale e quindi le sue opere sono protette OPE LEGIS e debbono necessariamente essere “salvate” da mani inesperte ed affidate a professionisti abilitati al settore 8 disposto dal MiC. Nel rendere noto e pubblico questo scempio, eserciterò in ogni consesso la richiesta di informazioni del procedimento amministrativo e se necessario mi rivolgerò ai soggetti preposti per difendere il monumento e la professione dei restauratori di beni culturali.

Di seguito, abbiamo ricevuto la replica del gallerista Enzo Le Pera, che ha ritenuto opportuno fare alcune precisazioni. 

Caro Iacchitè,

poichè l’ “affaire” Tot mi riguarda da vicino, ritengo necessario apportare alcune precisazioni. Ho da poco pubblicato con l’editore Pellegrini una Guida alle sculture di Cosenza, che si trova in tutte le edicole e in alcune librerie, eppertanto avevo necessità di rivedere l’opera Catena spezzata di Amerigo Tot. La scultura da decenni giace triste, sconsolata e ammalorata (mangiata dalla ruggine in tantissima parte) nel Vallone di Rovito, sconosciuta alla gran parte dei cittadini, poichè il sito in cui è posta è decisamente inagevole per essere raggiunto e nessuno mai si è posto problema alcuno. Nella mia Guida è anche presente, come scultore -due sue opere sono collocate in città, il sig. Gianni Zicarelli, titolare della Profilsider, che lavora nel settore siderurgico, e dunque esperto della materia. Probabilmente non ha la “patente”. Zicarelli è certamente in grado di riportare Catena spezzata a nuova vità, e oltretutto farebbe il lavoro a titolo gratuito. Altri esperti, e ce ne sono, anche se magari non hanno professionalità con la saldatura, hanno chiesto per il lavoro la somma di 15 mila euro, somma a cui bisogna aggiungere i costi del trasporto, per altre migliaia di euro. L’ amministrazione comunale di Cosenza non ha fondi, per cui l’opera rimarrebbe nelle condizioni attuali per anni futuri. Il sindaco di Cosenza, meritoriamente, ha dato mandato a Zicarelli di intervenire. La prof.ssa Stefania Bosco, dell’Unical, ha offerto la sua collaborazione e la Soprintendenza di Cosenza sovraintenderà all’ operazione di restauro e consolidamento della ruggine.
Saluti, Enzo Le Pera

Gentile signor Le Pera, quando si amministra un patrimonio pubblico bisogna agire con rispetto e soprattutto con buon senso.
Anche se l’opera potrebbe non ricadere (ma questo sarebbe attentamente da far verificare al Ministero di Roma per un vulnus legislativo davvero imbarazzante) nelle azioni del Codice dei Beni Culturali, si tratta della realizzazione di una personalità eminente del panorama dell’arte contemporanea. Sulla qualità delle opere di Imre Tot, dunque non si discute ed esse meritano attenzione e rispetto.

Quando la Legge fallisce nell’intento di preservare la memoria dei territori, entra in campo il buon senso. L’opera di Tot è riguardata da un degrado molto particolare, accertato da scrupolose indagini diagnostiche che la Soprintendenza di Cosenza dovrebbe conoscere bene, poiché tredici anni fa le aveva autorizzate. Con un degrado così particolare (attesa la sua esponenziale attitudine a “generare” costantemente corrosione del supporto) e data la sua fragilità, dissentiamo dal suo parere, dicendole che non è sufficiente essere esperti saldatori o fini chirurghi della siderurgia.

Le professionalità adatte allo scopo sono esclusivamente i restauratori di beni culturali, competenti per questa tipologia di bene (settore 8 materiali e manufatti in metallo e leghe). L’amministrazione comunale di Cosenza, attraverso il suo interessamento, avrebbe dovuto “usare” quel buon senso del padre di famiglia e magari richiedere nell’immediatezza un semplice intervento urgente di messa in sicurezza per stabilizzare quei parametri che stanno cancellando il bene.

Dopo aver intercettato i fondi nei consessi di rito (che il PNRR rende papabili) si sarebbe poi proceduto con l’intervento completo. Per quanto riguarda la collaborazione che la signora Stefania Bosco ha reso disponibile, ricordiamo (ancora una volta come sopra) che per poter intervenire su questa tipologia di opere è necessario essere certificati dal MiC per il settore 8 e non essere genericamente restauratori, come appunto la professionista citata. (iacchite’)