‘Ndrangheta e politica a Reggio, obbligo di firma per il genero del boss Araniti: revocati i domiciliari

Il palazzo del Cedir che ospita la Procura di Reggio Calabria, tribunale, giustizia

Il Tribunale del riesame di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari per Daniel Barillà, coinvolto nell’inchiesta “Ducale” che lo scorso 11 giugno ha riguardato la cosca Araniti di Sambatello e i suoi rapporti con la politica reggina.

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Accogliendo l’istanza dell’avvocato Marco Gemelli, il Riesame ha sostituito la misura che era stata disposta dal gip con quella dell’obbligo di firma.

Genero del presunto boss Domenico Araniti, Barillà è accusato di scambio elettorale politico mafioso per “aver raccolto voti in occasione delle consultazioni elettorali in favore dei candidati sostenuti dal sodalizio, stringendo patti elettorali politico mafiosi”.

Alle regionali del 2020 e del 2021 e alle comunali del settembre 2020, infatti, Barillà, secondo l’accusa, avrebbe sostenuto il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giuseppe Neri, il consigliere comunale del Pd Giuseppe Sera e il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, indagati nella stessa inchiesta.

Il Tribunale del Riesame, inoltre, ha revocato i domiciliari per la scrutatrice Martina Giustra difesa dall’avvocato Pino Nardo. Anche nei suoi confronti è stato disposto l’obbligo di firma, misura cautelare che invece è stata revocata nei confronti di un’altra scrutatrice indagata, Caterina Iannò, assistita dagli avvocati Rosa Maria Messina e Antonio Cordova.