Il cronoprogramma che smentisce Salvini – Quindi, ricapitolando: entro dicembre del 2024 l’approvazione del Cipess, solo dopo le attività complesse per recepire le raccomandazioni. In questo senso c’è tempo contrattualmente almeno per 10 mesi, quindi si parla di settembre del 2025, sempre che questi siano poi alla fine le tempistiche reali. Considerando che i cantieri non possono partire prima del progetto esecutivo, vuol dire che il cronoprogramma anticipato da Mele è molto distante dagli annunci fatti quest’anno da Salvini. “L’apertura dei cantieri per la realizzazione del Ponte sullo Stretto nel 2024 sarà un evento mondiale”, aveva detto il ministro delle Infrastrutture lo scorso gennaio. Ad aprile il leader della Lega ha poi ribadito che l’avvio dei lavori sarebbe avvenuto entro l’estate. Ma è stata la stessa società del Pointe a chiedere una proroga di 120 giorni – la prima scadenza era a fine maggio – per rispondere alle 200 domande del ministero. Era chiaro dunque che i lavori, una volta approvato il progetto definitivo, non potessero iniziare prima della fine del 2024. Ma adesso le risposte di Mele spostano ancora più avanti l’apertura dei cantieri: un rinvio di almeno 10 mesi, a partire dall’inizio del 2025.
“Il Ponte perde già pezzi” – È per questo il dem Barbagallo va all’attacco: “Più si va avanti e più il progetto perde pezzi in termini non solo di credibilità ma di reale fattibilità. Lo scetticismo nasce anche dalle controdeduzioni della Commissione Via – Vas, del Cipess, e da ciò che diranno i tecnici dello Stretto in seguito alle analisi richieste dal ministero per l’Ambiente. Alla luce dei fatti esposti riteniamo opportuno che il ministro venga a riferire sulle evidenti criticità che stanno emergendo e sulla reale fattibilità del progetto”. Ma non è solo un problema di tempi: “Qualificare definitivo un progetto nel quale prove, materiali, fondazioni, informazioni geologiche e idrogeologiche non sono definitive è in contrasto con la legge – ha commentato Conti Nibali -. Un dibattito lungo da cui forse ci si poteva aspettare maggiori chiarimenti, ma i tecnici e i consulenti della SdM sono rimasti asserragliati sulle loro posizioni che evidentemente prevedevano solo l’affermazione che i progettisti sono i più bravi al mondo e sono controllati da una grandissima società di verifica. Peccato allora non fossero presenti né i controllori della Parsons e del Comitato Scientifico né i progettisti della Cowi, che remunerati da SdM, sarebbero, gli unici soggetti tecnici a valutare il progetto, visto che lo stesso avrà solo l’approvazione politica del Cipess: uno dei progetti più impegnativi mai realizzati, sarebbe quindi approvato anche in linea tecnica da un organo politico. Questo potrebbe essere certamente un primato. Non crediamo positivo”.
“Un elefante nella cristalleria” – Mentre Daniele Ialacqua, del comitato No Ponte Capo Peloro, rimarca: “L’impressione che traiamo dal dibattito in consiglio comunale è che il progetto del ponte sembra muoversi come un elefante all’interno di un negozio di cristallerie. La domanda allora da porsi è: ma perché bisogna fare entrare per forza l’elefante nel negozio di cristallerie? Fuor di metafora: ma perché fare per forza il Ponte sullo Stretto quando basterebbe potenziare i traghetti?”. Intanto il Tribunale di Roma Sezione Imprese ha fissato per venerdì 27 settembre alle ore 11.30 la prima udienza per la trattazione dell’Azione Inibitoria Collettiva presentata lo scorso 13 giugno, su incarico di 104 privati cittadini, contro la Stretto di Messina Spa: “È stato compiuto il primo passo affinché, con questo nostro ricorso, si possa ottenere la cessazione da parte della società Stretto di Messina, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi diffusi e giuridicamente protetti”, dichiarano gli avvocati Aurora Notarianni, Giuseppe Vitarelli, Maria Grazia Fedele e Antonio De Luca (consigliere regionale del M5s) che fanno parte del collegio di difesa”.