Ponte sullo Stretto, nuova azione legale contro l’opera: “L’Ue valuti una procedura d’infrazione”

di Alessia Candito

Fonte: Repubblica

Ennesima azione legale contro il Ponte sullo Stretto. Dopo gli esposti presentati da Pd e Avs a Roma, Reggio Calabria e Messina e la class action dei cittadini delle due sponde, il comitato “Invece del Ponte” ha presentato un esposto alla Direzione generale del mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle Pmi della Commissione europea perché si valuti l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia.

Motivo? La riesumazione di un contratto vecchio di più di un decennio per riassegnare l’appalto alla società Stretto di Messina. Per il comitato, una possibile violazione della direttiva europea che impone una nuova gara quando il valore del contratto cresce oltre il 50% del valore iniziale.

Dati certi al riguardo non se ne possono avere perché – anche a dispetto degli innumerevoli esposti e altrettante sollecitazioni del leader dei Verdi, Angelo Bonelli – dettagli sull’accordo la Stretto di Messina non ne ha mai dati. Tanto meno – ed è uno degli elementi critici segnalati tanto dai comitati, come dal ministero dell’Ambiente – tra la documentazione presentata si rintracciano i necessari elaborati di stima né il piano economico e finanziario. La società – spiegano dal comitato – si è limitata a riferire un costo totale dell’investimento di 13,5 miliardi di euro, di cui 10,855 miliardi per “affidamento al contraente generale”.

Secondo l’associazione, in base al piano economico e finanziario dell’opera sottoscritto il 21 settembre 2009, Il valore originario del contratto era 3 miliardi 879.600.000 euro, e l’aggiornamento prezzi contrattualmente previsto lo portava a 4 miliardi 544.906.000 euro. La maggiorazione intervenuta a marzo 2009 aveva portato il corrispettivo totale a 4 miliardi 969.530.000 euro.

Traduzione, l’incremento di costo risultante dal progetto definitivo è compreso fra il 179,8% e il 118,4% di ogni precedente valore. “Sono importi che superano di molto (ben oltre il doppio) il limite di incremento posto dall’art. 72 della direttiva 2014/24/Ue (recepita da decreto legislativo 50/2016 e modifiche e integrazioni) secondo cui “l’eventuale aumento di prezzo non deve eccedere il 50% del valore del contratto iniziale”.

Dalla Rete No Ponte di Messina, si punta invece il dito sulle previsioni di traffico. Addomesticate, è l’accusa, grazie al periodo scelto come campione per individuare un eventuale trend, il 2011 -2022. “Rappresentano, infatti, due momenti della nostra storia recente che riguardano le code della crisi economica (ricordate i mutui subprime? Ricordate Monti? Ricordate la caducazione del progetto del ponte?) il primo e l’uscita dal Covid, con il carico di investimenti e di immissione di liquidità sui mercati con un rimbalzo nei grafici del Pil difficilmente riscontrabile in altre occasioni, il secondo”.

Per la Rete “secondo le attuali previsioni nel 2032, cioè alla data presunta di apertura, passeranno sul ponte 3.698.331 veicoli. E come potremmo dare credibilità a questo dato se gli stessi ci avevano detto circa 20 anni fa che nel 2022 avrebbero attraversato lo Stretto tra 3.466.040 e 5.214.025 veicoli (in realtà, lo hanno attraversato circa 2.600.000) e nel 2032 lo avrebbero attraversato tra 3.821.915 e 6.773.670?”