Reggio, distrutta la sede della Fondazione Falcomatà. “Offesa l’intera città”

Italo Falcomatà

Fonte: Repubblica

Foto e documenti bruciati, quadri distrutti, muri imbrattati e un paio di vecchi computer portati via. Non è rimasto molto del patrimonio politico e culturale lasciato da Italo Falcomatà, l’ex sindaco della “primavera” di Reggio Calabria, la stagione di rinascita culturale e amministrativa della città bruscamente interrotta dalla sua morte nel 2001.

Approfittando delle strade vuote per il lockdown, qualcuno è entrato nella sede della Fondazione che ha raccolto, conservato e catalogato i suoi scritti, documenti, ricordi per devastarne locali e arredi, rubare due vetusti computer, distruggere targhe, premi, ricordi. Anche la macchina per scrivere che Falcomatà usava è stata danneggiata con metodo, stracciate e rovinate persino le bretelle e la cravatta rossa che dell’ex primo cittadino erano segno distintivo e bandiera.

A dare notizia di quanto avvenuto è stato il figlio dell’ex sindaco, Giuseppe, come il padre oggi alla guida dell’amministrazione della città calabrese dello Stretto. “A chi ha fatto tutto questo vorrei dire che non ha offeso solo la memoria di papà, non ha colpito la mia famiglia o la Fondazione che porta il nome di Italo Falcomatà – ha detto in un videomessaggio postato su Facebook –  avete offeso una città. Avete offeso la storia della città, i cittadini di Reggio, un pezzo importante di un patrimonio culturale, politico e amministrativo che appartiene a tutti noi”.

Quando sia successo, inquirenti e investigatori stanno tentando di capirlo. Sebbene la sede sia in pieno centro, con le strade svuotate, nessuno ha visto i vandali in azione. Ieri mattina, un vicino ha notato la porta divelta e sospettando un’intrusione, ha avvertito uno dei collaboratori della Fondazione. Nessuno però si aspettava di trovare quella scientifica devastazione all’interno.

Chi è entrato si è accanito soprattutto sulla stanza in cui lo studio di Italo Falcomatà è stato ricostruito e all’appello mancano solo due computer obsoleti e una foto, portata via da una cornice. Documenti e foto sono stati intenzionalmente bruciati, qualche quadro devastato con metodo nel corso di un raid che assomiglia più ad un atto vandalico che ad un furto. E di cui nessuno si sa spiegare al momento il motivo.

Stimato tanto a destra, tra gli avversari storici, come a sinistra dove ha avuto la propria “casa”, nella città calabrese dello Stretto Italo Falcomatà è sempre stato un riferimento per tutti. Ai suoi funerali, che hanno bloccato per quasi una giornata la piazza del Duomo di Reggio Calabria, hanno sfilato politici di ogni partito, colore e schieramento, ma soprattutto migliaia di cittadini. Una dimostrazione di affetto e di stima che oggi rende quasi incomprensibile quanto successo.

In città, sono attive varie sigle dell’estrema destra, alcune delle quali già in passato hanno firmato atti vandalici, imbrattato muri, invaso nottetempo scuole. Ma al momento nessuno si sbilancia su un possibile movente politico, sebbene la prossimità con il 25 aprile sia un dato che viene tenuto in considerazione. Le indagini sono in corso e nella giornata di ieri, per ore gli investigatori della polizia scientifica hanno cercato impronte, tracce, indizi, per cercare di ricostruire l’accaduto.

“Non ci avete fatto niente maledetti, andremo avanti più forti e determinati di prima. Quel che conta è l’esempio, notoriamente costituito da materiale ignifugo” scrive sui social Franco Arcidiaco, stato amico e  storico collaboratore del sindaco della primavera reggina e fra le anime della Fondazione che ne conserva la memoria. E poi ricorda “l’esempio è la forza del pensiero successivo”, una delle frasi che Italo Falcomatà amava ripetere. Mentre il figlio promette “Non ci avete fatto niente, ripartiremo e ricominceremo”.