Scontro Governo-Regione Calabria, solo sciacallaggio sulla pelle dei commercianti

Io non sto né con quella marionetta della Santelli, né con questo governo di incapaci. Io sto con chi ogni santa mattina, almeno fino a tre mesi fa, si alza, e tra mille difficoltà e imprevisti tira su la saracinesca della propria attività.

Io sto con loro perché sono uno di loro, e so che vuol dire fare quadrare i conti di una attività commerciale in una città di provincia come Cosenza dove il piccolo commerciante, già massacrato dalla grande distribuzione, dalla vendite on-line, dalle sballate scelte di questa amministrazione e per finire da questa stramaledetta quarantena, è abbandonato, dallo stato e da Dio, totalmente a se stesso. Usato solo ed esclusivamente come un bancomat, dallo stato e dai comuni, da cui prelevare soldi, a gratis, al momento del bisogno.

E dopo tutto quello che abbiamo passato e che stiamo ancora passando, come se non bastasse, diventiamo ostaggi di una lotta politica tra mascalzoni che invece di proporre soluzioni concrete e rapide, come hanno fatto in Piemonte, così come voi di Iacchite’ avete riportato, giocano a chi ce l’ha più lungo, sulla nostra pelle. Apri, chiudi, chiudi, apri, come se questo “semplice gesto” fosse solo una questione di infilare la chiave nella toppa e tirare su la serranda. Non c’è da fare altro secondo loro. Non ci sono spese da affrontare, personale da pagare, locale da “rivedere” secondo le nuove norme, danni dovuti alla chiusura da sanare. Spese che tanti di noi hanno affrontato, fino ad oggi, mettendo mano al proprio portafoglio. Per ritrovarsi poi a dover lavorare in una situazione che dire surreale e dire veramente poco. Di clienti neanche l’ombra, e a fronte di un incasso di 24 euro per pochi caffè “da asporto” o seduti al tavolino fa lo stesso, per un bar che solo di energia elettrica spende in media di 6/700 euro al mese, senza contare l’affitto e la merce non venduta che va a male e va buttata, meglio chiudere che continuare così. Se non c’è la gente per strada, o se le azioni della gente sono fortemente limitate, è chiaro che le attività commerciali che vivono del “passeggio” ne risentono. Perciò io ho deciso di non aprire la mia attività (mi occupo di food&beverage) con l’ordinanza Santelli. Mi son detto: in questa situazione di totale confusione, dove l’impegno politico è tutto proteso al braccio di ferro tra governo e regione, e di sostegno alle attività non gliene frega a nessuno, di prestarmi al gioco politico della Santelli e di questo governo di cialtroni, proprio non mi garba. Non solo non mi aiutano, ma mi chiedono anche di schierarmi da una parte o dall’altra.  Come se la mia vita non contasse nulla: fallito o per strada, per loro fa lo stesso.

È inutile che ci giriamo intorno: le attività commerciali legate al food& beverage devono riaprire solo quando scatta definitivamente e pienamente il “liberi tutti”. E fino a che non arriva quel momento i titolari delle attività e i loro dipendenti vanno sostenuti economicamente dallo stato, dalla regione, e dal comune. Anche una eventuale apertura parziale, come quella proposta dalla Santelli va sostenuta. Non si può pensare di far aprire un ristorante con disposizioni sanitarie che francamente ti fanno passare la voglia di mangiare. Uno va al ristorante per rilassarsi e gustarsi una serata in tutti i sensi, se manca questo, è meglio, pensano in tanti, restare tranquilli a casa che due gamberoni si cucinano lo stesso.

Ecco, piuttosto che litigare sulla nostra pelle è questo quello che la regione e lo stato dovrebbero fare, prefigurare un vero e proprio percorso per un ritorno, il prima possibile, alla normalità. Piena e totale. Fosse anche quella di convivenza con il virus.  E invece stiamo assistendo ad uno squallido sciacallaggio, per ragioni di lotta politica, sulla nostra pelle. Ma una cosa la voglio dire alla Santelli e al governo. I nostri risparmi sono finiti, e quando il portafoglio è vuoto e i problemi iniziano a diventare assillanti, quello è il momento che tutto può succedere. E tutto ciò che succederà sarà solo colpa vostra.

Lettera firmata