Un Ponte senza fondo: più soldi alle imprese “amiche” anche se non si finisce

Un Ponte senza fondo: più soldi alle imprese anche se non si finisce
di Antonio Fraschilà 
Fonte: Repubblica

ROMA — Nuove assunzioni, la possibilità di aumentare i costi a vantag gio dei privati e addirittura il via libera all’approvazione “a stralci” cioè a pezzetti. del progetto esecutivo della grande opera. Consentendo ai privati di avviare i lavori anche senza che l’iter autorizzativo sia completato e di chiedere penali fino al 10 per cento del mancato guadagno per gli stralci che non saranno realizzati. Peccato che non parliamo di una strada, che può diventare pemorribile e quindi di pubblico utilizzo a pezzetti. ma di un ponte: anzi del Ponte che non c’è per antonomasia. quello sullo Stretto.

“Il governo con questo decreto ha deciso di trasformarsi in un bancomat di Stato senza avere garanzia che il Ponte a campata unica possa realizzarsi, considerati gli imponenti rilievi tecnici mossi sull’opera anche da organismi dello Stato” dice il deputato di Alleanza verdi e sinistra Angelo Bonelli. firmatario dell’esposto che ha fatto aprire una indagine in procura a Roma sul piano “Salvini” per il Ponte.

Senza fare molto clamore nel decreto “terre rare” appmvato in Consiglio dei ministri il governo Meloni fa un grande regalo alla società Stretto di Messina. rimessa in piedi per volere di Matteo Salvini, e soprattutto ai privati del consorzio Eurolink. Un regalo che modifica innanzitutto il decreto del 20Z3 per venire incontro alle difficoltà incontrate nell’iter autorizzativo di un’opera progettata ormai quasi senti anni fa: basti pensare ai rilievi fatti dalla commissione di Valutazione impatto ambientale del ministero al pronti via. con l’ad della Stretto di Messina Pietro Ciucci costretto a chiedere tre mesi per rispondere e continuare nell’iter autorizzativo.

Ecco dunque che con il decreto appena varato in Cdm viene cancellato il rirerirnento al 31 luglio 2024 come termine per l’appmvazione del progetto esecutivo. Il progetto potrâ essere approvato anche per “stralci funzionali”. ln s«xstanza i privati, in base al vecchio contratto. potranno subito avere il via libera per un primo stralcio e se poi il secondo stralcio non andrà in porto potranno chiedere il 10 per cento del valore della parte non realizzata: in sostanza con questa norma la Stretto di Messina potrà pagare i privati senza alcuna garanzia che l’opera verrà realizzata nel suo complesso perché magari, come si potrebtx scoprire, nei fondali si trovano sorprese.

Ma c’è di più: con il decreto “terre rare” non solo si consente alla Stretto di Messina di assumere altre cinquanta persone rispetto alle cento già autorizzate (con aumento dei costi per la spa pubblica di almeno 2 milioni di euro all’anno) ma si alza il tetto di spesa che era stato fissato a 14 miliardi di euro nella manovra di bilancio. Come? Inserendo dopo la frase “in base alle tariffe vigenti nell’anno 2023” la frase “laddove applicabili”. E chi stabilisce che nei contratti con i privati (al momento segretati e non pubblici) sia corretto aumentare i costi a carico dello Stato? Esperti nominati dal ministero delle Infrastrutture e non un organismo terzo dello Stato come la Corte dei conti o il Cipess.

“Il Ponte è un’opera con l’immunità ovvero un progetto dove tutto è consentito — attacca Bonelli – ci troviamo di fronte ad un decreto vergogna che prende atto che non è stata rispettata la data del 31 luglio dicendo che il progetto esecutivo può essere approvato per stralci funzionali. Un ponte non può essere approvato per stralci funzionali perché è un’ppera che non può essere divisa per parti. Dov’è il trucco? Approveranno come stralcio il progetto degli espropri e qualche opera accessoria per poche decine di milioni di euro per determinare la firma al contratto generale da 14 miliardi e realizzare il diritto acquisito con il consorzio Eurolink”.